Nuovo possibile fronte di rottura nella maggioranza di governo. Se già per la Legge Fornero il M5S parla di superamento mentre la Lega vorrebbe abolirla, a dieci giorni dalla riapertura del Parlamento (ri)spunta il tema delle pensioni d’oro. Il motivo? Tutto nasce da un intervento di Alberto Brambilla, consigliere del leader del Carroccio Matteo Salvini, che di fatto boccia la proposta di legge depositata ad inizio agosto alla Camera.
Il testo prevede il ricalcolo contributivo delle pensioni sopra i 4mila euro netti al mese, ovvero quota 80mila euro lordi l’anno. L’economista, già sottosegretario al Lavoro in due governi Berlusconi, lancia invece l’idea di chiedere agli italiani un contributo straordinario di solidarietà di tre anni per sostenere la non autosufficienza e l’occupazione di giovani, over 50 e donne. Niente taglio, secco e soprattutto ‘arbitrario’, quindi. Ma c’è di più: secondo Brambilla gli eventuali tagli alle pensioni ‘big’ andrebbero ad incidere al 70% nel Nord Italia. Tradotto: questo potrebbe causare problemi all’elettorato salviniano.
Ma il ministro del Lavoro Luigi Di Maio non ci sta. E dall’Egitto, dove è in visita ufficiale, avvisa: “Nel contratto di governo abbiamo scritto che vogliamo tagliare le pensioni d’oro“. Per tagliarle “agiamo su persone che prendono dai 4mila netti in su: se non hanno versato i contributi, tagliamo la pensione d’oro”. Il contratto di governo “va attuato”, e per Di Maio se alcuni di questi pensionati vengono considerati “come poveri disperati che dobbiamo andare a salvare, fatemeli conoscere quei poveretti, con pensioni dai 4mila euro in su, così forse possiamo capire di che aiuto hanno bisogno!”.
In attesa della controreplica, a soffiare sul fuoco della polemica arriva puntuale anche Forza Italia. “Pensioni, sforamento 3%, flat tax, reddito di cittadinanza. Il governo gialloverde è diviso su tutto. Dopo i ripetuti annunci di Di Maio, gli italiani resteranno a bocca asciutta e capiranno finalmente il bluff di questo esecutivo”, punzecchia la capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini.