In attesa di un futuro ancora tutto da definire, l’Inter chiude contro il Chievo quella che è stata l’ultima stagione della seconda era Moratti.
È stato un anno difficile, magari non horribilis ma quasi per l’Inter di Walter Mazzarri, chiamato ad aprire un ciclo il cui inizio è già stato rinviato a data da destinarsi, e di Erick Thohir, il magnate indonesiano che acquistata dalla famiglia Moratti la maggioranza del pacchetto azionario sembra essere pronto più che a investire a mollarla al primo che capita. Magari a Moratti stesso.
La partita con il Chievo, salvo con i suoi continui piccoli miracoli stagionali che si perpetuano nonostante qualche difficoltà che quest’anno ha visto di nuovo Eugenio Corini rimettere mano ai correttivi necessari per restare in Serie A, lascia il tempo che trova. C’è un certo malessere tra i tifosi, nemmeno troppo rinfrancati dopo aver perso il derby contro il Milan di Seedorf che la grande avversaria cittadina non stia molto meglio; c’è una certa insicurezza tra i giocatori. Zanetti ha salutato e chiuso la sua carriera da giocatore per cominciare quella da dirigente e uomo immagine. Molti hanno la valigia già pronta altri invece non pensavano di doverla riempire come Cambiaso che dopo dieci anni e 430 partite in nerazzurro non pensava di doverla riempire. Era convinto che sarebbe arrivato un rinnovo di contratto che per un uomo della sua esperienza e serietà, a 33 anni, poteva arrivare e avrebbe anche fatto comodo. Ma la società ha ragionato in modo diverso. E Cambiasso sarà uno dei pezzi pregiati del prossimo calciomercato, libero di andare da chi vuole al miglior offerente.
L’ultima della stagione per l’Inter; l’ultima per l’Inter di tre capitani coraggiosi come Zanetti, Cambiasso e Samuel, ma anche per Milito uomo simbolo di un Triplete che è recente ma che mai come oggi sembra lontano. Da lunedì si lavorerà all’Inter che verrà: che sarà quella di Mazzarrà cui Thohir ha rinnovato la propria fiducia. Ammesso che il magnate indonesiano, che pare aver capito di aver messo il piede in una scarpa un po’ troppo grande non per le sue immense possibilità economiche ma per la grande fretta dei tifosi di avere dei risultati, non decida che questi mesi di esperienza calcistica italiana siano stati sufficienti per dire…. “Grazie, ma anche no”.
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