Proposta irricevibile. Sulla questione dei dazi è tensione tra Stati Uniti e Italia. Tutto si consuma davanti alle telecamere delle maggiori emittenti americane e italiane. Il capo dello Stato Sergio Mattarella arriva alla Casa Bianca da Donald Trump in una giornata grigia e piovosa. Lo scambio di convenevoli tra i due presidenti è quello tipico delle grandi occasioni, con il presidente statunitense che tesse lo lodi dell’omologo italiano definendolo “un uomo molto rispettato” e ribadendo come i rapporti bilaterali tra i due paesi “non siano mai stati così buoni”.
Lo scontro sui dazi (che saranno operativi dal 18 ottobre) è però immediato e ha inizio già nello studio Ovale, quando il capo dello Stato italiano interrompe il monologo improvvisato dell’americano e, a fronte delle sue dichiarazioni, punta i piedi: “Bisogna evitare uno scambio di provvedimenti ritorsivi tra le due parti e trovare un metodo di confronto collaborativo. Per l’Italia è preferibile incontrarsi e trovare una soluzione tenendo conto delle esigenze di entrambi”. La recente decisione del Wto sul caso Airbus che ha infatti autorizzato il governo americano a imporre tariffe aggiuntive sull’import europeo per un controvalore di 7,5 miliardi di dollari e nel pacchetto ci sono anche i 450 milioni di dollari circa che penalizzano i prodotti dell’agroindustria italiana, a cominciare dal Parmigiano Reggiano. Secondo l’inquilino del Colle, infatti, a questi dazi “seguirà una reazione europea, senza contare che a gennaio la situazione potrebbe rovesciarsi, perchè il Wto dovrà pronunciarsi sui finanziamenti pubblici ricevuti da Boeing”. Per questo Mattarella vuole evitare una escalation di contrapposizioni e frizioni tra Usa ed Europa, soluzione a cui Trump risponde con un no secco: “Quei dazi sono per noi un risarcimento. L’Europa ci ha trattati malissimo e quindi andremo avanti così”. E all’Italia consegna un “vedremo. Non vogliamo essere duri…”.
Altra divergenza si registra sull’approccio della questione siriana. Mattarella ritiene che l’unica soluzione “è lo stop alle azioni militari e il ritiro” da parte delle truppe di Erdogan in quei territori. Le sanzioni, su cui Trump sta basando la sua azione, spiega il capo dello Stato italiano “saranno inevitabili se la Turchia continua, ma non solo la soluzione”. Anche sull’impegno militare dell’Italia nella Nato i due presidenti mettono in luce non pochi attriti. “L’Italia – dice Trump – paga solo l’1 per cento invece del 2 per cento. Spero che aumenti le spese militari”. Quirndi l’auspicio è che si rimetta in regola. Dura la contrapposizione di Mattarella, che sul contributo economico alla Nato rileva: “La Nato rappresenta una comunità di valori in cui l’Italia si riconosce e a cui partecipa fattivamente.Siamo il quinto contributore Nato e il secondo in termini di forze e di militari”. E poi ricorda, tirando la bordata, “i nostri sei F35 stanno pattugliando i cieli dell’Islanda per assicurare sicurezza e pace”. Sembra invece pace fatta sul 5G, con Trump che si dice “molto soddisfatto” delle misure che il governo italiano ha adottato sulla sicurezza cibernetica. Sul meglio consciuto Russigate e le indagini del ministro William Barr nel nostro paese, però Trump lancia un avvertimento: “Non conosco i dettagli. Stanno attualmente studiando la situazione e presto verrà pubblicato un rapporto. Molti Paesi sono coinvolti, l’Italia potrebbe essere tra questi”. E la prossima settimana è attesa l’audizione in Copasir del premier Giuseppe Conte.