I leader di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, arrivano a Palazzo Chigi per l’incontro con il governo sulla manovra con due regali per la premier Giorgia Meloni: da Landini un libro di Albert Camus, ‘L’uomo in rivolta’, e da Bombardieri una calcolatrice, dopo l’episodio che ha coinvolto la leader di FdI nel salotto di Bruno Vespa. Ma escono, dopo circa sei ore di confronto, insieme con vari ministri e le altre sigle sindacali, senza le risposte che si attendevano, e confermano lo sciopero generale del 29 novembre.
La premier d’altra parte, introducendo l’incontro, mette subito le cose in chiaro sui confini entro i quali si deve muovere l’esecutivo per mettere a punto la legge di bilancio. “Noi – sottolinea – raccogliamo la grave eredità di debiti che gravano come un macigno sui conti pubblici. Citerò due numeri per far capire di cosa parlo: 30 e 38. 30 miliardi è il valore complessivo di questa manovra di bilancio; 38 sono i miliardi che, solo nel 2025, costerà alla casse pubbliche il Superbonus varato dal governo Conte 2 per ristrutturare meno del 4% degli immobili residenziali italiani, prevalentemente seconde e terze case, cioè soldi dei quali ha beneficiato soprattutto chi stava meglio. La più grande operazione di redistribuzione regressiva del reddito nella storia d’Italia“. Nonostante questo, spiega, “abbiamo concentrato le risorse su alcune priorità fondamentali, con una visione di medio e lungo periodo, tenendo i conti in ordine e concentrandoci su una prospettiva di crescita del Sistema Italia”. Meloni parla di “un cambio di passo rispetto all’approccio che troppe volte abbiamo visto in passato, quando si è preferito adottare misure più utili a raccogliere consenso nell’immediato che a gettare le basi per una crescita duratura”.
La premier si concede una frecciatina a Landini, che nei giorni scorsi aveva parlato di “rivolta sociale“. “La solidità, la credibilità e il coraggio di questo governo hanno consentito di poter far partecipare banche e assicurazioni alla copertura della legge di bilancio. Un grande cambiamento rispetto al passato, quando invece con la legge di bilancio si trovavano le risorse per sostenere banche e assicurazioni, e nessuno invocava la rivolta sociale”. E aggiunge che si è deciso di “confermare e potenziare le principali misure introdotte negli anni precedenti, in particolare relative al mondo del lavoro e al sostegno alla famiglia, rendendone alcune strutturali, come peraltro veniva richiesto soprattutto dalle organizzazioni sindacali”. Come strutturale è il taglio del cuneo e il passaggio da quattro a tre aliquote Irpef. Sull’Irpef si potrebbe ancora intervenire, spiega, ma “dipenderà ovviamente dalle risorse che avremo a disposizione e che arriveranno anche alla chiusura del concordato preventivo”.
Su quest’ultimo fronte si potrebbero infatti riaprire i termini, forse già nel Consiglio dei ministri di domani, con Forza Italia che preme per una seconda fase fino al 10 dicembre, sulla quale ci sarebbe accordo tra gli alleati. Meloni ricorda tra le altre cose anche gli aiuti per chi decide di mettere al mondo figli e che “le pensioni minime saranno rivalutate oltre il livello di inflazione indicato dall’Istat”. Infine la premier si dice “fiera” delle risorse recuperate dall’evasione fiscale. All’incontro hanno partecipato anche il vicepremier Antonio Tajani, i ministri dell’Economia, Giorgetti, delle Imprese, Urso, del Lavoro, Calderone, dell’Istruzione, Valditara, della Salute, Schillaci, della Pubblica Amministrazione Zangrillo e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Mantovano. Per i sindacati erano presenti i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Usb, Cida, Cisal, Confedir, Confintesa, Confsal, Ciu e Cse.
Diversi gli umori al termine, con Landini e Bombardieri che confermano lo sciopero generale “non avendo avuto risposte sulle nostre richieste“. Secondo Landini, “sembra che il governo viva in un altro mondo, dice che va tutto bene”. Bombardieri spiega che “sostanzialmente il governo ha confermato le decisioni assunte e non c’è da parte del governo una disponibilità a ragionare”, mentre il leader della Cisl, Luigi Sbarra, dà “un giudizio positivo, ma alcune parti vanno migliorate”.