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Maxi blitz antimafia a Palermo: 183 arresti

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

E’ in corso da questa notte una maxi operazione antimafia dei carabinieri del comando provinciale di Palermo nei confronti dei mandamenti mafiosi di Palermo e provincia. Si tratta di diverse indagini coordinate dal procuratore Maurizio de Lucia, dell’aggiunto Marzia Sabella e dei sostituti della direzione distrettuale antimafia che hanno portato all’esecuzione di 183 misure cautelari firmate da diversi gip del tribunale di Palermo. Al maxi blitz stanno partecipando i carabinieri dei reparti territoriali, il reparto operativo, i cacciatori di Sicilia, il secondo reggimento Sicilia, il battaglione Calabria, il IX nucleo elicotteri di Palermo per un totale di 1.200 carabinieri.

L’operazione, che ha interessato anche altre città italiane, è volta a disarticolare i mandamenti mafiosi della città di Palermo e provincia, in particolare quelli di ”Porta Nuova”, ”Pagliarelli”, ”Tommaso Natale – San Lorenzo, ”Santa Maria del Gesù” e ”Bagheria”. Gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni, consumate o tentate, aggravate dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale, reati in materia di armi, contro il patrimonio, la persona, esercizio abusivo del gioco d’azzardo, e altro.I provvedimenti sono stati eseguiti nelle città di Palermo, Trapani, Catania, Reggio Calabria, Arezzo, Firenze, Milano e diverse carceri su tutto il territorio nazionale. I dettagli dell’operazione saranno resi noti in una conferenza stampa convocata al comando provinciale dell’Arma dal procuratore di Palermo a cui parteciperà anche il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo.

Maxi blitz a Palermo, la nuova cupola usava telefoni criptati

In una delle cinque indagini confluite nella maxi operazione antimafia di questa notte a Palermo, gli investigatori dei carabinieri del comando provinciale hanno scoperto il nuovo sistema con il quale i boss si riunivano per riorganizzare la nuova commissione provinciale, azzerata già una volta con gli arresti di dicembre 2018. I capimafia in carcere e quelli ancora liberi utilizzavano telefonini di ultima generazione con particolari software criptati per i summit fra mandamenti. Applicazioni di comunicazione con sistemi di crittografia avanzatissimi e difficilmente intercettabili.
Alcuni boss finiti in carcere erano talmente sicuri di non poter essere intercettati da non prendere alcuna precauzione nelle riunioni online per decidere le strategie di riorganizzazione della commissione provinciale. A tal punto da svelare i nomi dei capi dei diversi mandamenti e i nuovi organigrammi. Non sospettavano che dall’altra parte i carabinieri del reparto operativo e del nucleo investigativo guidati dal colonello Ivan Boracchia e dal tenente colonnello Domenico La Padula stessero ascoltando ogni parola dopo essere riusciti a bucare la crittografia dei loro telefoni. 

Maxi blitz a Palermo, boss detenuto guidò un pestaggio

Grazie all’uso dei telefonini criptati un boss dalla sua cella in carcere decise, organizzò e guidò una spedizione punitiva contro un avversario colpevole di uno sgarro. Si tratta del capomafia del mandamento di Porta Nuova Calogero Lo Presti che dal carcere scelse persino gli uomini che dovevano dare una lezione a Giuseppe Santoro. E per rivendicare il suo ruolo di capo anche da dietro le sbarre volle assistere al pestaggio in videoconferenza. Il tutto mentre era in carcere. Per i magistrati palermitani è l’ennesima dimostrazione di quanto gli istituti di pena in questo momento non garantiscano l’isolamento dei detenuti con l’esterno.

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