La mossa di Mps su Mediobanca che punta a creare il terzo gruppo italiano, alle spalle di Intesa Sanpaolo e Unicredit, rappresenta una svolta nello scenario del risiko bancario italiano che vede Del Vecchio e Caltagirone tra gli attori principali.
La scalata di Del Vecchio
Lo scorso 27 dicembre Delfin – la cassaforte della famiglia Del Vecchio – è diventato il secondo azionista della banca senese salendo al 9,78%, alle spalle del Tesoro che detiene l’11,73% delle azioni e prima di Banco Bpm (oggetto dell’Ops di Unicredit), che possiede il 5,003%, e del gruppo Caltagirone che è al 5,026%, mentre Anima Holding (su cui c’è l’Opa di Bpm) è al 4%. Dopo aver rilevato il 3,509% della quota del 15% del capitale sociale messa sul mercato dal Mef lo scorso 13 novembre, il nuovo aumento della partecipazione a Rocca Salimbeni della holding Del Vecchio- era stato osservato in ambiente finanziari – era da leggere come “una mossa per acquistare maggior peso negli eventuali scenari futuri”. Anche il gruppo Caltagirone aveva raccolto l’appello del Mef acquistando sempre lo scorso novembre il 3,5% del capitale nell’ambito della procedura accelerata di raccolta ordini realizzata, portandosi sopra il 5%.
Delfin e Caltagirone hanno anche il peso maggiore a piazzetta Cuccia: la holding della famiglia Del Vecchio detiene il 19,81% del capitale, mentre il gruppo Francesco Gaetano Caltagirone ha il 7,76%. L’accordo di consultazione è all’11,4% mentre il 61% è in mano ad altri investitori. Mediobanca è a sua volta il maggiore azionista di Generali, con il 13,10% del capitale. Il gruppo Del Vecchio ha il 9,93% mentre i Caltagirone sono al 6,92%. Segue poi il gruppo Benetton con il 4,89%.
Nell’illustrare l’Offerta pubblica di scambio agli analisti, l’ad di Banca Mps Luigi Lovaglio ha sottolineato che “l’operazione su Mediobanca è importante proprio perché in questo modo possiamo contare anche sui flussi di cassa che arrivano da Generali”.
