Pensare a un’Inter senza Moratti è difficile, forse impossibile per chi ha vissuto le emozioni del triplete o anche per chi, nerazzurro di lunghissimo corso, ha vissuto sia la grandezza portata da Moratti Sr. che da suo figlio Massimo. L’Inter è una squadra particolare, uterina: molti la definiscono una squadra femmina. Perché ha un suo stile, va accettata, dev’essere blandita e in qualche modo anche corteggiata. E persino quando la si contesta è un po’ come litigare con la fidanzata con la quale comunque non vuoi rompere: e certe frasi pesanti non te le permetti. Perché vuoi sempre lasciarti la porta aperta…
Moratti per l’Inter rappresenta non solo il triplete ma anche gli insuccessi: le due volte in cui si dimise per esempio, nel maggio del 1999 e del gennaio del 2004 di fronte a una crisi di risultati che aveva fatto traballare anche la sua sicurezza di leader.
Cinque sono stati gli scudetti: ma gli interisti ricordano anche un altro cinque, il 5 maggio 2002, la giornata nella quale la squadra nerazzurra visse forse il suo dramma sportivo più eclatante perdendo uno scudetto apparentemente già vinto.
Quattordici i derby vinti con il Milan e diciannove gli allenatori assunti (ed esonerati) nei suoi diciotto anni di presidenza. Il più longevo dei quali è stato, sorpresa!, Roberto Mancini con 226 presenze.
L’unica cifra incerta è quella spesa da Moratti per gestire con un carrozzone che ha stipendiato allenatori mai voluti o mal tollerati (Benitez o Gasperini, ma anche Hodgson e Simoni), giocatori misconosciuti e comprati per sbaglio (Vampeta piuttosto che Gilberto) e altri ceduti per errori di valutazione clamorosi: Roberto Carlos, venduto al Real Madrid per sette milioni di euro.
C’è stata anche molta follia nella gestione di Moratti, una follia figlia di una passione atavica e giovanile che oggi il presidente non si sente più di gestire da solo. Ha trovato in Thohir, che nessuno conosce veramente ma che è imprenditore solido, attento ed estremamente determinato, uno come lui, rampollo appassionato e ambizioso ma anche esponente ricchissimo di una dinastia infinitamente ricca.
Tra le follie di Moratti quella di pagare Vieri 90 miliardi, l’acquisto più costoso mai conquistato, ma anche l’attaccante che ha segnato più gol in nerazzurro sotto la sua presidenza. O mantenere a prezzi da capogiro per anni Recoba. Nel cambio lira/euro di sicuro Moratti non ci ha guadagnato. L’unica cifra incerta è anche la curiosità più grande che Moratti si lascia alle spalle: quanto gli sono costati diciott’anni di presidenza interista? C’è chi dice 1350 milioni di euro. C’è chi sostiene molti di più. Ma il problema non è il ieri, o il pregresso. Ma l’attualità: oggi Moratti sa di non poter più competere a livello internazionale e, da vero agonista, sa di non poter fare meglio e più di quanto ha già fatto. Quindi lascia. Resterà per sempre il presidente del Triplete. Ha fatto anche meglio di suo padre. Chi potrà mai dire altrettanto in Italia?
Un gesto generoso, dicono i suoi santificatori. Un gesto sicuramente di buon senso… e da imprenditore che di lungimiranza ne ha avuto abbastanza.
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