Arafet Arfaoui, il 32enne tunisino deceduto giovedì pomeriggio in un money transfer di Empoli (Firenze), dopo essere stato colto da un malore durante un intervento dei poliziotti che lo avevano ammanettato e gli avevano legato anche i piedi, “stava bene” e “non era un tossicodipendente“. Lo ha affermato il legale incaricato dalla famiglia del 32enne, l’avvocato Giovanni Conticelli. Il legale ha spiegato poi che l’autopsia è ancora in corso, e che sono previsti, oltre a una Tac preliminare, anche esami tossicologici con la presenza di un consulente tossicologo della procura e uno della famiglia di Arafet Arfaoui. Una prima valutazione preliminare dell’esame autoptico da parte dei consulenti dovrebbe essere resa nota entro venerdì prossimo, dopodiché, entro 60 giorni è stato dato il termine finale per il deposito delle relazioni.
L’avvocato Conticelli ha poi sottolineato che alla famiglia del 32enne è stata espressa la “forte vicinanza anche del consolato tunisino in Italia, che ci ha ricevuto poche ore fa nell’ufficio del console generale Gualserio Zamperini, insieme al console Tunisino di Roma Chokri Sebri e a una piccola delegazione del sindacato Usb Livorno al quale Arafet era iscritto e con il quale stiamo collaborando”.
Intanto, nell’ambito delle indagini proseguono gli interrogatori condotti dalla squadra mobile di Firenze. Sarebbero state già ascoltate quindici persone tra poliziotti, medici e sanitari del 118 e testimoni. Per il momento il fascicolo per omicidio colposo aperto dalla procura resta a carico di ignoti. I quattro agenti di polizia intervenuti per bloccare Arfaoui, dopo che aveva dato in escandescenze, sono stati interrogati domenica in procura negli uffici della pm Christine Von Borries, titolare delle indagini. Al vaglio degli inquirenti ci sono anche i filmati delle telecamere urbane e interne all’attività: saranno visionate anche da un tecnico nominato dalla procura.