Alexei Navalny è stato trasferito in un ospedale penitenziario, mentre a livello internazionale cresce la preoccupazione che il principale rivale politico del presidente Vladimir Putin possa morire “da un momento all’altro”. L’annuncio del trasferimento è stato dato dalle autorità carcerarie, mentre i medici del leader dell’opposizione russa, che è in sciopero della fame da quasi tre settimane, hanno diffuso test medici che mostrano è a rischio di arresto cardiaco e collasso renale. Il 44enne è entrato in sciopero della fame il 31 marzo, per protesta contro il divieto delle autorità alla visita del suo medico. Sopravvissuto nell’agosto scorso all’avvelenamento con agente nervino Novichok, da lui e dai Paesi occidentali imputato a Mosca, Navalny ha denunciato forti dolori alla schiena e di aver perso la sensibilità alle gambe. Le sue condizioni di salute, secondo i collaboratori, hanno poi continuato a peggiorare, tanto da far temere la morte.
Il servizio penitenziario Fsin ha detto che Navalny ha accettato di assumere integratori vitaminici, annunciando il trasferimento nella colonia penale ospedaliera di Vladimir, 180 chilometri a est di Mosca. Ha anche descritto le sue condizioni come “soddisfacenti”. I collaboratori dell’oppositore, tuttavia, hanno messo in dubbio l’annuncio, invitando a credere solo a ciò che diranno i suoi legali. Per Ivan Zhdanov, direttore della Fondazione anti-corruzione di Navalny, il trasferimento a IK-3 non farebbe che portare il 44enne in un’altra “colonia di tortura, solo con un ospedale grande, dove vengono portati i pazienti gravemente malati”. Descrivendo questo fatto come un’ammissione del suo stato: “Anche il torturatore lo ammette”.
Le condizioni di salute di Navalny
A diffondere gli esiti dei test medici era stato sabato il medico dell’oppositore, Yaroslav Ashikhmin: mostrano elevati livelli di potassio, che possono portare ad arresto cardiaco, e di creatinina, che indica malfunzionamento renale. “Potrebbe morire da un momento all’altro”, aveva dichiarato. Navalny è in carcere dalla fine di gennaio, quando è tornato dalla Germania dopo l’avvelenamento. Arrestato all’ingresso in Russia, è stato condannato a 2 anni e mezzo di prigione per aver violato la libertà condizionale di un processo per corruzione del 2014. La Corte europea dei diritti umani ha definito la condanna “arbitraria e manifestamente irragionevole”.
Lo staff di Navalny ha indetto manifestazioni in tutto il Paese per mercoledì, per chiederne la scarcerazione. Nello stesso giorno parlerà Putin, nel discorso annuale alla nazione. Il ministero dell’Interno ha avvertito i russi: “Non consentiremo alcuna destabilizzazione e prenderemo tutte le misure necessarie per mantenere la legge e l’ordine”, impedite di partecipare ad amici e familiari, “soprattutto minori”. Dall’estero, intanto, l’alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell, dicendosi “preoccupato” ha chiesto che Navalny sia curato e ha aggiunto che le autorità “sono responsabili della sua sicurezza”. Il Cremlino, tuttavia, ha risposto che dichiarazioni e sanzioni dei Paesi occidentali non hanno presa: “Non abbiamo alcuna reazione alle dichiarazioni di altri Stati”, non le “prendiamo in considerazione”.