Niente visite mediche per i detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, dopo la perquisizione straordinaria del 6 aprile 2020. E’ quanto emerge dall’ordinanza del gip del tribunale sammaritano nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte violenze ad opera di alcuni agenti della polizia penitenziaria. “Dobbiamo ancora temporeggiare qualche giorno così non avranno più segni“. È una delle frasi estrapolate da una chat tra agenti. Ma anche: “Si volevano far refertare”, “Non far scendere i detenuti in infermeria è stata una mia decisione”, “Ho dovuto bloccare i colleghi”, “Non abbiamo fatto refertare nessuno”, “Ma è ovvio che non devono farsi refertare”. Ed è proprio grazie alle chat che gip e procura sono riusciti a ricostruire la vicenda.
Durante l’inchiesta, ai detenuti del reparto ‘Nilo’, l’ala oggetto di perquisizione, è stato mostrato un fascicolo fotografico redatto dal dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – Nucleo Investigativo Centrale e Regionale con 382 fotografie degli agenti in servizio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 5 e il 6 aprile 2020. Dagli interrogatori, i detenuti avrebbero indicato i presunti aggressori, con la dinamica poi confrontata con le immagini dell’impianto di videosorveglianza e con le chat. “Non si è salvato nessuno” riporta un messaggio “4 ore di inferno per loro”, scrivono ancora.
L’attenzione del gip, come riporta il provvedimento, è stata rivolta anche sull’ordine relativo alla perquisizione. La direttrice Elisabetta Palmieri, come assodato dalla Procura e confermato dalla stessa direttrice giovedì pomeriggio durante la visita di Matteo Salvini, era assente per motivi di salute. La direttrice reggente, secondo la ricostruzione del gip, non avrebbe tempestivamente disposto alcuna perquisizione. Una fattispecie che gli inquirenti avrebbero appurato dai messaggi scambiati con il provveditore regionale delle carceri della Campania, Antonio Fullone: “Scusami, la situazione non si sblocca e allora l’unica scelta è quella di usare la forza. Tecnicamente è il direttore che impartisce l’ordine. Ovviamente puoi fare riferimento che viene dato di intesa con me”, avrebbe scritto Fullone, come riportato dall’ordinanza del gip.
Per l’accusa, nella vicenda in esame, il problema non è stato l’aver disposto la perquisizione, ma il modo in cui essa è stata concepita in concreto ed eseguita. “Ormai sono in ballo, siamo tutti in ballo”, scrive ancora Fullone in una chat di gruppo, come riporta il provvedimento, parlando con il comandante. E dalle conversazioni via chat emergerebbe anche lo ‘sconforto’ degli agenti alla notizia dell’inchiesta e dell’acquisizione dei filmati: “azz….. mo so c….i…. mo succede il terremoto..”. Si attende, intanto, un’ispezione straordinaria nell’Istituto del casertano disposta nei giorni scorsi dal Dap