Avanti con il nucleare, e neanche troppo piano. Il governo preme infatti il pedale dell’acceleratore per preparare il terreno al ritorno italiano all’energia prodotta dall’atomo. Ed entro l’anno dovrebbero esser pronte sia una newco che la normativa di riferimento. Che poi il nucleare, comunque di nuova generazione, se sia da fissione o in futuro (chissà quando) da fusione poco importa: quello che conta è esser pronti da subito, essere presenti nella discussione anche a livello internazionale, a cominciare dalla ricerca, e indirizzare il Paese verso quel modello.
Da un lato il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso annuncia entro l’anno l’arrivo di un quadro di norme e risorse contenute in un collegato alla Manovra di bilancio e la costituzione di un’azienda (“un nuovo soggetto industriale”) partecipata dallo Stato; dall’altro il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin lancia l’Isin (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione) come eventuale e prossima Authority del settore, riconoscendo quanto il Paese sia ormai “maturo” al ritorno al nucleare. Ma, ammette che non si può procedere senza aver prima deciso dove mettere le scorie e quindi senza aver individuato il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Una prudenza, quest’ultima, che potrebbe anche esser dettata dagli strascichi lasciati dall’episodio della contaminazione da plutonio di un lavoratore del Centro ricerche di Casaccia vicino Roma: “Ha ragione chi dice che non si può pensare a un ritorno al nucleare se non riusciamo a trovare un posto per stoccare i rifiuti radioattivi“, riflette Pichetto.
“Senza il nucleare, il Paese rischia di perdere la sua competitività industriale e di peggiorare la sua autonomia energetica – dichiara Stefano Monti, presidente dell’Associazione italiana nucleare (Ain), in occasione del convegno organizzato a Roma – l’obiettivo è riportare il nucleare al centro della strategia nazionale“. Una richiesta rivolta anche al governo per avere “una roadmap” ad hoc “sul rilancio del nucleare“.
Nucleare non significa però abbandonare gli obiettivi di abbattimento delle emissioni di CO2 e la lotta alla crisi climatica. Anzi, semmai è vero il contrario. Il governo pensa al nucleare in un’ottica di decarbonizzazione, tanto che lo stesso Urso ne auspica un inserimento nella tassonomia europea. Discorso dallo stesso sapore quello di Pichetto: “Il nucleare è uno strumento chiave per la decarbonizzazione del Paese. L’alternativa è un Paese in affanno”. Secondo il presidente del Gestore dei servizi energetici (Gse) Paolo Arrigoni “è proprio perché il sistema energetico deve essere decarbonizzato, ma al contempo sicuro e in grado di fornire energia a costi adeguati, che il binomio rinnovabili-nucleare è imprescindibile”.
Le aziende sembrano apprezzare il contesto che si sta cercando di costruire e che sembra ormai in via di definizione. Una linea condivisa da Ansaldo nucleare: secondo l’amministratrice delegata Daniela Gentile infatti l’integrazione “con le energie rinnovabili può accelerare questo processo e, grazie alle eccellenze industriali italiane, generare fino a 50 miliardi di valore aggiunto per le imprese nazionali”. Del resto Edison, con il vicepresidente esecutivo strategia Lorenzo Mottura, mette in evidenza come “il nuovo nucleare, ed in particolare i piccoli reattori modulari, può affiancare lo sviluppo delle rinnovabili” e consentire “di stabilizzare e ridurre il costo dell’energia elettrica“. Così come per Luca Mastrantonio, head of Nuclear innovation di Enel, “per un futuro programma nucleare italiano è fondamentale una strategia di aggregazione che sostenga lo sforzo complessivo di sistema”.
“Con il ministero dell’Ambiente, con il ministero dell’Economia, con il ministero delle Infrastrutture – osserva Urso – stiamo configurando l’azienda italiana che produrrà il nucleare di nuova generazione in Italia. Dovremmo realizzare questo soggetto industriale italiano entro la fine dell’anno, e vedrà la partecipazione dei più significativi attori del Paese“. Forse molto più di un contesto, si può dire. Anche perché Urso spera che l’Italia si possa avviare verso “il nucleare di nuova generazione, sicuro e pulito” già entro l’anno, offrendo garanzie su “un costo dell’energia competitivo e maggiore sicurezza sugli approvvigionamenti”. Con Pichetto che va oltre e ritiene – sulla base del confronto tra politica, imprese, e ricerca – come “il nostro Paese” sia “maturo anche culturalmente per tornare alla produzione di energia nucleare”.