In campo c’è solo il disegno di legge Zan. Lo scontro in commissione Giustizia al Senato lo vince il ‘blocco giallorosso’ della maggioranza, che con 12 voti a 9 riesce a ottenere come testo base contro l’omofobia quello a prima firma del deputato Pd, Alessandro Zan. Soprattutto grazie alla proposta della senatrice M5S, Alessandra Maiorino, di disgiungere gli altri 4 disegni di legge presentati sul tema da quello già approvato alla Camera. Una mossa che si rivela vincente, soprattutto perché depotenzia l’iniziativa del centrodestra ‘di governo’, che deposita un testo di legge alternativo (firmato da Licia Ronzulli, Matteo Salvini, Paola Binetti e Gaetano Quagliariello), composto da tre articoli che prevedono “circostanze aggravanti nei casi di violenza commessa in ragione dell’origine etnica, credo religioso, nazionalità, sesso, orientamento sessuale, età e disabilità della persona offesa”, con tanto di ‘blindatura’ delle sanzioni.
Pd, Cinquestelle ma anche Italia viva, vedono il testo come una diversivo per allungare i tempi della discussione in commissione, allontanando di fatto l’aula. Da qui la reazione. “Il testo presentato è un attacco alla legge Mancino. Non solo cancella le tutele del mio ddl, ma, prevedendo solo un’aggravante comune, diminuisce le tutele per i crimini d’odio razziale, etnico, religioso. Un vergognoso insulto ai diritti in pieno stile sovranista”, twitta infatti Zan. Che rincara la dose: “Il testo della Lega e Forza Italia è pasticciato”. Una visione che i diretti interessati rifiutano in toto: “L’auspicio è che l’intero Parlamento possa sostenerlo, superando le battaglie ideologiche e i pregiudizi di questi mesi”.
Non la pensa così Maiorino, che a LaPresse commenta: “Poiché il centrodestra si rifiutava di riconoscere al ddl Zan, già approvato alla Camera, la centralità dell’esame, abbiamo esercitato il nostro diritto di chiedere disgiunzione degli altri testi. Ora si può procedere nel merito della legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo”.
La replica del leghista, Simone Pillon, non si fa attendere. “C’è stata una forzatura inaccettabile, si mostrano i muscoli di un governo e di una maggioranza che non ci sono più. Questo ha delle conseguenze clamorose sul piano politico”, avverte. Cerca una via di mezzo il presidente della commissione Giustizia del Senato, e collega di partito, Andrea Ostellari: la proposta del “centrodestra di governo sposta l’ambito di applicazione dalla vecchia legge Mancino ad una nuova aggravante che agisce a tutela di un’ampia platea di soggetti” e “non limita la libertà di espressione, ma tutela le persone contro ogni forma di violenza”. Esulta invece il Pd: “comincia la discussione sul ddl Zan senza accorpare altri testi. È quello per cui ha lavorato il Pd. Ora avanti senza esitazioni”, scrive sui social la capogruppo dem in Senato, Simona Malpezzi. Anche Enrico Letta festeggia ritwittando Zan, mentre Sinistra italiana lancia la campagna, rivolta ai giovani studenti, ‘Nessun giudizio in amore’. Tutti segnali che la crepa nella variegata maggioranza si sta allargando. Forse pericolosamente.