“Le nostre fonti di finanziamento sono privati, aziende, sovvenzioni istituzionali, campagne di crowdfunding. Il nostro gettito nel 2016 è rimasto intorno ai 6 milioni di euro”. Così un rappresentante della Moas, ong specializzata nella ricerca e soccorso in mare, audita in merito all’indagine conoscitiva sulla gestione del fenomeno migratorio nell’area Schengen. Ieri sul tema è stato ascoltato il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, che ha chiesto di fare luce proprio sulle fonti di finanziamento delle Ong.
“Siamo sempre stati trasparenti, sinceri e collaborativi con le istituzioni e con i nostri collaboratori. Abbiamo sempre condiviso tutto con funzionari e autorità e ora speriamo che l’attezione possa tornare sulla crisi in corso di svolgimento”.
“La ricerca e il soccorso marittimo – ha specificato – non solo la soluzione alla sfida dell’immigrazione di massa. Ma fino a quando sono a rischio vite sentiamo l’obbligo e la responsabilità di esseere presenti per limitare dove possibile i danni.
“La Moas conduce le proprie operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale sotto lo stretto coordinamento dell’Mrcc, il centro nazionale di coordinamento del soccorso in mare di Roma, in piena ottemperanza delle leggi marittime internazionali e gli obblighi in mare”.
“L’affermazione più volte ripetuta dalle ong secondo cui loro opererebbero sotto la supervisione della guardia costiera è corretta”, ha dichiarato inoltre il comandante generale del Corpo delle capitanerie di porto, l’ammiragglio Vincenzo Melone, nel corso di una audizione di fronte alla commissione Difesa del Senato.
“Su tutto ciò che avviene – ha precisato – al di fuori dal soccorso, il prima o il dopo, non vi è né vi potrebbe essere alcun controllo, né sulle rotte seguite, salvo che per le ong battenti bandiera nazionale su cui l’autorità italiana è competente”.
E sui presunti legami ong-trafficanti è tornata anche Medici Senza Frontiere: “E’ altamente infamante che si dica che noi abbiamo accordi con i trafficanti“, ha detto a Radio Capital Loris De Filippi. “Una struttura come Frontex che ha enormi finanziamenti ed è inefficace è evidente che cerchi di mettere sul banco degli imputati noi”. “Comunque – ha concluso – agiremo contro chi ci diffama in maniera diretta”.