C’è chi guarda alla continuità dei risultati e ritiene che la conferma delle statistiche sia la prima regola per cercare una buona quota sulla quale scommettere: c’è chi invece va alla ricerca del cosiddetto elemento di rottura che potrebbe interrompere la cosiddetta ‘serie’ e diventare la nicchia all’interno della quale piazzare la propria giocata.
Atlanta Hawks-Indiana Pacers sembra un copione sceneggiato appositamente per spiegare questa sostanziale differenza tra tipologie di giocata. I Pacers, protagonisti di una stagione straordinaria che li vede al comando della Eastern Conference (28-6), davanti persino a Miami (27-8), prima di tornare a giocare nell’impianto di casa dovranno passare da Atlanta dove hanno vinto solo una volta dal 2005 a oggi. Undici partite senza mai vincere contro gli Hawks che dal canto loro, dopo che hanno perso il loro centro Al Horford (forse addirittura per tutto il resto della stagione) non sembrano più sufficientemente competitivi come dimostra la striscia di tre sconfitte consecutive che contro Indiana potrebbero diventare quattro, e rappresentando così la parentesi negativa più lunga di un campionato comunque di bella evidenza. Parliamo pur sempre della prima contro la terza (per distacco, Atlanta è 18-17 a dieci vittorie e mezza dai Pacers) della propria Conference.
Si parla molto di Miami ma anche Indiana fa paura: i rates difensivi sono impressionanti così come la media realizzativa (88.3 punti a partita), la percentuale di tiri da due (41%) e quella di tiri da tre (32.1). Se questo stato di grazia proseguirà anche nella post-season è da vedere ma al momento sembra proprio che i Pacers possano diventare quell’elemento di rottura di cui sopra. E interrompere una serie di undici sconfitte che a giudicare dalla condizione delle due squadre per quanto si è visto nelle ultime settimane non sembra assolutamente giustificata.
Gli Hawks senza Horford hanno vinto solo con Charlotte in casa e a Boston, ma di un punto e contro una squadra in pienissima crisi.
L’incognita dei Pacers rimane Paul George (nella foto in una penetrazione nel suo ultimo match a Toronto) capace di prove straordinarie ma anche opache, come si è visto proprio contro i Raptors contro i quali è stato limitato a 11 punti e su percentuali tutt’altro che d’eccellenza.
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