E’ ancora stallo sulla prescrizione. La maggioranza non trova una quadra sul cosiddetto ‘lodo Conte’ (che distingue tra assolti e condannati in primo grado) e prende tempo votando il rinvio in commissione della proposta di legge presentata dal responsabile giustizia di FI Enrico Costa che di fatto annulla la riforma Bonafede.
Italia viva resta sul piede di guerra ma accorda agli alleati l’ulteriore ‘pausa di riflessione’ non partecipando al voto. I renziani ribadiscono la loro totale contrarietà: “Non è un problema di votare o meno con la maggioranza. Noi votiamo per le nostre idee e sui diritti non si può scendere a compromessi. È una battaglia di civiltà e su questa battaglia non facciamo passi indietro”, mette in chiaro Maria Elena Boschi, tra gli applausi dei penalisti che in piazza Montecitorio manifestano al grido di ‘Imputato per sempre? No grazie’. Si tratta, quindi, di una tregua armata.
E c’è già un ultimatum. Italia viva, infatti, mantiene l’emendamento Annibale al decreto che sospende gli effetti della “sciagurata” riforma Bonafede. “Ancora una volta abbiamo mostrato il nostro profilo responsabile. La maggioranza chiede qualche giorno per approfondire una mediazione. A Itali Viva non interessa mettere le bandierine, ma il risultato finale”. Per questo “non c’è opposizione” al rinvio in commissione perché “al massimo tra una settimana” la Camera dovrà votare il Milleproroghe. “Non concederlo sarebbe stata una provocazione. Ma tra una settimana anche il Pd e tutti i riformisti votino con Italia Viva l’emendamento di Lucia Annibali contro la riforma Bonafede”, è l’appello dei renziani.
Il Pd, intanto, lavora alla mediazione. “Non siamo giustizialisti, né manettari”, assicura il responsabile giustizia Walter Verini che però boccia senza appello la proposta presentata da FI definendola “un tentativo di minare la stabilità del Governo”. E se da Alfonso Bonafede arriva una nuova – timida – apertura sul tema, ancora non è chiaro quale possa essere la strada per una soluzione “equilibrata” che soddisfi tutti. Contrario alla distinzione tra condannati e assolti in primo grado Matteo Renzi (“il lodo Conte è incostituzionale”, ama ripetere il leader Iv), indisponibile ad uno stravolgimento della sua riforma il M5S. Il Guardasigilli si presenta al mattino alla Camera e nel pomeriggio al Senato per illustrare la relazione annuale sull’amministrazione della giustizia. Il dubbio che i renziani si possano mettere di traverso c’è e lo dimostra l’elevato spiegamento di forze tra i pentastellati (anche i ministri sono in aula a votare). Il ministro, comunque, sceglie di puntare tutto sugli investimenti fatti, gli organici da implementare “senza colore politico o contese ideologiche” e i tempi da ridurre. Nomina la prescrizione solo una volta, senza entrare nel merito o affrontare il nodo: “E’ un cantiere aperto, permangono le distanze – ammette – ma il confronto è serrato e leale”. Alla fine la maggioranza vota compatta le risoluzioni e la prova è superata. Fino alla scadenza dell’ultimatum.