“Pisapia non si è dimesso, ha constatato che non c’erano motivazioni sufficienti per andare avanti”. Romano Prodi analizza la vicenda del centrosinistra e la decisione dell’ex sindaco di Milano a chiudere sul nascere l’esperienza di “Campo Progressista”, parlando a Roma, alla “Nuvola” di Fuksas in occasione della prima giornata di “Più libri, più liberi”. Secondo l’ex premier dei tempi dell’Ulivo, la storia non è chiusa e c’è ancora tempo per ricompattare il centrosinistra. “Si tenterà di nuovo – ha detto Prodi – perché serve al Paese. Giuliano Pisapia ci ha provato, ha esplorato e non ha trovato o in se stesso o nel gruppo di riferimento le motivazioni sufficienti per andare avanti”.
Una difficoltà che Prodi vede anche dall’altra parte della barricata: “La stessa crisi nella ricomposizione del disegno politico ce l’ha la destra“. “D’altra parte, ragazzi, il problema qui è che bisognerebbe ricominciare daccapo. Quando io sono entrato in politica non è che abbia inventato gran che, però c’era un disegno molto preciso delle cose e dei contenuti da mettere insieme. Con me c’era un disegno preciso delle cose e dei contenuti da mettere insieme. Poi ovviamente il Paese brucia tutto, ti fa la critica perché è un programma di 400 pagine… Dopo di che ti arriva il programma di 140 lettere ma non è che sia più soddisfacente di quello che c’era”.