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Proteste ristoratori e ambulanti. Pane Quotidiano: Pasti a poveri +15%

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

Continuano le proteste di commercianti, ristoratori e ambulanti in tutta Italia per ottenere le riaperture delle loro attività. Dopo gli scontri di martedì davanti Montecitorio, le manifestazioni di mercoledì sono state pacifiche e ‘simboliche’ per manifestare contro le regole anti Coronavirus che hanno penalizzato soprattutto la categoria del commercio. Per il secondo giorno consecutivo, circa 500 negozi in tutti i quartieri di Napoli, ma anche in altre province campane, sono rimasti aperti, senza effettuare vendita diretta.

Mattinata di protesta anche nei mercati torinesi, mentre a Genova i locali di piazza delle Erbe hanno terranno le saracinesche alzate e le luci accese. Negozi aperti anche a Brindisi e nei comuni della provincia, Mesagne, San Pietro, Fasano e Villa Castelli: i titolari delle attività commerciali hanno alzato le saracinesche in maniera simbolica, senza far entrare i clienti, e hanno mostrato i cartelli con la scritta ‘Ioapro’ preceduta dall’hashtag.

A Brindisi hanno aderito 540 titolari di partite Iva. “Sono qui non per chiedere soldi, ma per poter riaprire. Se ci daranno una possibilità per organizzare al meglio allora riapriremo, anche con pochi posti a sedere, ma dateci la speranza di ricominciare a fare un po’ di economia. Abbiamo solo questo, non abbiamo altre attività, così siamo costretti a morire”, è l’appello, lanciato da piazza Plebiscito a Napoli, di Vincenzo Staiano, gestore della pizzeria ‘O’ Zì Aniello’ di Lettere (Napoli), noto per essere stato scelto da Papa Francesco per preparare le pizze alla mensa del Vaticano, durante il Giubileo straordinario della Misericordia. In piazza con una croce di legno sulle spalle, Staiano incalza: “Queste croci sono diventate veramente pesanti, perché le tasse arrivano ma gli incassi non li facciamo più. Non possono non ascoltarci, perché siamo l’economia reale del territorio”.

Al sit-in di protesta organizzato da Confesercenti in piazza della Prefettura a Caserta, c’erano anche gli ambulanti, settore duramente colpito e che ieri ha bloccato l’A1 all’altezza di Caserta Sud. “Chiediamo aperture immediate per le imprese che sono al collasso, ristori dignitosi e non l’elemosina di Stato”, ha spiegato a LaPresse Vincenzo De Matteo di Fiva (Federazione italiana venditori ambulati) Confcommercio Caserta, presente alla manifestazione. “In quest’anno le aziende hanno avuto grosse perdite, con il sistema attuale di sostegni non si va avanti e alla riapertura tantissime aziende rischiano di chiudere per sempre. La cosa grave è che le restrizioni ci impongono la chiusura, ma i contagi aumentano”.

La disperazione è tanta, se si pensa che a Milano nell’ultimo anno le razioni di pasti ai poveri sono aumentate del 15%: “siamo passati da 3mila a 4mila razioni al giorno. L’ultimo sabato di marzo abbiamo fatto un record con oltre 4.100 razioni distribuite. Il vero problema però ci sarà con lo sblocco dei licenziamenti e la fine degli ammortizzatori sociali, quando il virus se ne andrà e non ci saranno più problemi di carattere sanitario ma inizieranno sotto il profilo socio-economico”, spiega a LaPresse Luigi Rossi, vicepresidente dell’associazione no profit Pane Quotidiano: nei giorni scorsi le due sedi di Milano hanno registrato lunghe code per la distribuzione dei pasti. E in coda sono comparsi anche italiani tra i 40 e i 60 anni, “cosa che prima difficilmente si vedeva, mentre per la stragrande maggioranza, gli italiani che vengono a Pane Quotidiano sono anziani che non riescono ad arrivare a fine mese con la pensione”. Domani sono annunciate nuove iniziative: a Roma in piazza del Popolo si sono dati appuntamento alle 11 titolari di partite Iva e ristoratori da tutta Italia.

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