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Quirinale: Meloni sogna Draghi intanto ripesca carta Cav, ma vuole pure piano B

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I tempi per la scelta del nuovo capo dello Stato iniziano a stringersi. A un mese e mezzo circa dall’inizio delle votazioni, i giochi si fanno sempre più intensi e anche i player inizialmente in panchina scaldano i muscoli per entrare in campo, scoprendo qualche lembo delle proprie carte. Nessun nome, ovviamente, ma indicazioni sì. Come nel caso di Giorgia Meloni:”Io cerco un presidente della Repubblica che faccia rispettare la sovranità italiana, le regole e la Costituzione”, dice. Il ‘sogno proibito’ sarebbe Mario Draghi, per arrivare alle elezioni anticipate, che “sarebbero più vicine ma non certe, perché conosco l’attuale Parlamento”. Riconosce, però, che pure per l’ex Bce “è difficile”, anche se lancia un macigno nel dibattito politico: “Il mandato di Draghi è legato a quello di Mattarella, lo scenario cambia e il tema delle urne va posto”.

La leader di FdI prende la strada larga per spiegare il suo punto di vista. Partendo dall’Europa, o meglio, dalla vulgata secondo la quale un’eventuale vittoria del centrodestra, “e significativamente a guida Fratelli d’Italia”, non sarebbe gradita alle istituzioni comunitarie. “Vorrei un capo dello Stato che avesse a cuore la sovranità italiana, la difesa degli interessi del Paese e rispetti la sovranità popolare – aggiunge -. Su questo si può trovare una convergenza? Certo, purché si esca dalla logica della rassicurazione delle consorterie europee”. Per il Colle, proprio per le caratteristiche tracciate, non esclude comunque dalla lista Silvio Berlusconi: “Sulla difesa della sovranità non sarebbe affatto un problema. Anzi”.

Franceschini ascolta e rimane sempre sul filo dell’equilibrio, senza esporsi. Tanto che Meloni chiederà al ministro dei Beni culturali “di farmi un corso di formazione sul ‘forlanismo’, per non rispondere alle domande che continuamente mi vengono poste sul Quirinale”. La risata generale stempera la tensione, ma l’esponente dem qualcosa comunque la dice: “Il nuovo presidente della Repubblica? Qualcuno lo farà…”, ma “al di là di quello che accadrà, la legislatura deve arrivare a conclusione”. Tocca ancora al presidente di FdI animare il dibattito, lanciando sul tavolo un’altra fiche: “Oggettivamente il nostro sistema ha dei problemi, al di là di Draghi. Abbiamo un presidente del Consiglio che è un unicum, perché non è stato eletto e se non ci fossimo noi non avrebbe alcuna opposizione”, oltretutto “questo governo procede esclusivamente a decreti legge e fiducie, siamo in un sistema monocamerale perfetto perché praticamente sempre un ramo del Parlamento non ha la possibilità di analizzare i provvedimenti. Cos’è questo, un presidenzialismo? Io sono presidenzialista, parliamone”. Ad Atreju lo farà Matteo Renzi: “L’ho invitato, sono una ragazza aperta”.

Anche il presidente del M5S, Giuseppe Conte, è nella lista degli invitati: “L’ho sentito anche io”, dice Meloni. Facendo riferimento alle indiscrezioni su un colloquio telefonico avvenuto con l’alleato Matteo Salvini, proprio per parlare di Colle, per inaugurare la stagione del dialogo che l’ex premier ha pubblicamente annunciato. Telefonata di cui, però, dalle parti del Carroccio “non risulta”. Ma anche se ci fosse stata, per la presidente di Fratelli d’Italia rientrerebbe nella “assoluta normalità” di una dialettica politica: “Non ci farei grandi retroscena sopra”.

Il vero coup de théâtre, se così si può definire, Meloni lo offre invece su Berlusconi: “Difenderebbe la sovranità nazionale, è un’ottima carta che va tentata, però ho anche detto al centrodestra che bisogna avere un ‘piano B’ e, forse, un ‘piano C’, perché la partita non è facilissima”. L’importante è conservare compatta la coalizione: “Se questa partita non va e se ne deve aprire un’altra, non dobbiamo andare in ordine sparso”.

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