Il partito conservatore di Theresa May perde la maggioranza in Parlamento che potrebbe restare ‘hung’, ‘sospeso’. Neanche il laburista Jeremy Corbyn ce l’ha fatta, e mentre ancora lo spoglio è in corso ha chiesto le dimissioni della premier uscente, che però intende restare per “garantire” la stabilità in nome del quale, in vista della Brexit, ha convocato il voto anticipato. “A questo punto più che mai, questo Paese ha bisogno di un periodo di stabilità”, ha detto May.
Sui 650 seggi totali, i Tory dovrebbero avere 316 deputati (perdendone 15, mentre per la maggioranza ne servono 326), i laburisti 265 (ne guadagnano 33), lo Scottish National Party di Nicola Sturgeon 34 (ne perde 22) e i Lib Dem di Tim Farron 13 (più 5). Fuori dal Parlamento resta l’euroscettico Ukip, guidato da Paul Nuttall, e un bruttissimo colpo incassa il liberaldemocratico Nick Clegg, ex vie premier tra 2010 e 2015 nel governo di coalizione con i conservatori.
Il rischio è quindi quello di un Parlamento senza maggioranza, cosiddetto ‘sospeso’. In questo caso May dovrebbe o formare un governo di coalizione, o provare a governare con l’appoggio di partiti più piccoli. Un ritardo nella formazione del governo potrebbe far rinviare l’inizio dei negoziati sulla Brexit previsti per il 19 giugno, sottraendo tempo prezioso al confronto con Bruxelles per dei colloqui che si preannunciano già molto complessi.
Quando lo scorso 18 aprile May aveva indetto le elezioni anticipate mirava a rafforzare la sua maggioranza parlamentare in modo da avere mano libera nei negoziati sulla Brexit con l’Ue, dopo che circa tre mesi fa Londra ha attivato l’articolo 50 del Trattato di Lisbona. Allora May puntava sul vento in poppa dei sondaggi, in cui il suo partito aveva un vantaggio di circa 20 punti sul Labour. Ma nelle ultime settimane lo scarto fra i due partiti ha cominciato ad assottigliarsi sempre di più.