‘Qui nasce il Po‘ ha ormai il sapore di un’amara beffa. La scritta che indica a Pian del Re, 2020 metri di altitudine, alle pendici del Monviso, la sorgente del fiume più lungo d’Italia è su una pietra in un alveo vuoto. La sorgente del Po è asciutta da agosto, l’acqua scorre solo sotterranea e affiora poi a quota più bassa. Non va meglio con gli affluenti, che fin dall’inizio, in tratto montano, sono in crisi idrica, dei rivoli appena.
L’ultimo temporale in Valle Po è stato a metà agosto e si è trattato di poca cosa, rapidi scrosci di pioggia. Il Viso è una parete rocciosa spoglia; gli anni scorsi un po’ di neve rimaneva in quota, quest’anno praticamente nulla. Il paesaggio farebbe ricredere anche gli scettici dei cambiamenti climatici: pietre e prati brulli, arsi dal caldo eccezionale di quest’anno, che non si è placato nemmeno con l’inizio di novembre. “La situazione è drammatica, è mancato il foraggio nei pascoli, gli allevatori hanno chiesto di considerare lo stato di crisi e di anticipare la transumanza a valle”, racconta a LaPresse Mario Anselmo, sindaco di Paesana e presidente dell’Unione montana dei Comuni del Monviso, che unisce le amministrazioni cuneesi di Brondello, Castellar, Crissolo, Gambasca, Martiniana Po, Oncino, Ostana, Paesana, Pagno, Sanfront e Revello. “Siamo circondati da erba e foglie secche; è chiaro che, abbinato col vento forte, e i criminali che accendono roghi, si crea un cocktail micidiale”. I canadair, intervenuti in questi giorni di emergenza incendi, per rifornirsi di acqua si sono dovuti spingere anche in Francia, ma la situazione idrica è drammatica anche lì.