“Cari Friedkin, la Roma va rifondata. Basta mettere toppe e buttare soldi su questa squadra, sulla società. Io mi sono messo contro tutta la Sampdoria perché fin da bambino ho vissuto e tifato la Roma. Quella di Di Bartolomei, di Liedholm, sono cresciuto nella curva della Roma, il mio cuore pulsa giallorosso. Ma oggi sono molto incazzato, perché caro presidente Friedkin noi siamo molto felici che lei è venuto a investire nella Roma, ma siamo dispiaciuti perché evidentemente è contornato da cattivi consiglieri. La Roma va rifondata. Lei non ha speso 100 milioni, li ha buttati. Perché ha vicino gente forse poco intenditrice di questo calcio. La Roma non è un parlamento europeo, non può essere gestita da direttori stranieri, come Monchi o Ghisolfi, che non conoscono il mondo romanista. Il calcio deve essere seguito da vicino”. Inizia così la lunga lettera aperta che l’ex presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero, affida a LaPresse rivolgendosi ai proprietari della Roma, Dan e Ryan Friedkin.
Proseguendo, Ferrero afferma: “Formiamo il nuovo governo Roma, basta buttare soldi. Basta direttori sportivi stranieri come Monchi e Ghisolfi. Con tutte le eccellenze che abbiamo dobbiamo per forza farci del male prendendo gente che ha fatto spendere soldi a vuoto? Non siamo l’Onu, siamo la Roma. Lei, presidente, che va rispettato per quanti soldi ha messo nella Roma, non può venire a fare l’americano a Roma. Io non voglio soldi e non cerco lavoro, voglio solo che ci regali un sogno. Ho fatto 14 anni alla Sampdoria con risultati pazzeschi. Il calcio è amore, passione. Lei vuole lo stadio sold out? Ci regali il calcio. Oggi ci ha regalato solo pallone, pallonate e pallonari, e non per colpa sua”.
Ferrero così conclude: “Ho 74 anni, non voglio denaro, voglio regalare un sogno a tutti i miei lupacchiotti. Siamo romani, romanisti, e amiamo la Roma, se si fa consigliare con meno soldi e più amore, vivrà tutti i giorni con grande soddisfazione. Vorrei incontrarla, caro presidente Friedkin: per amore della Roma prendo anche il primo volo e vengo a New York: salviamo la Roma”.