Suona la campanella per il nuovo Consiglio superiore di sanità. L’organo di consulenza tecnico-scientifica del ministro della Salute è entrato ufficialmente in attività con la prima riunione, diretta dal neo presidente, Franco Locatelli. Tra i 30 membri nominati all’inizio di febbraio, c’è anche una figura ‘inedita’, quella di Fabrizio Starace, psichiatra napoletano, direttore del dipartimento di Salute mentale e dipendenze patologiche dell’Ausl di Modena, docente di Psichiatria sociale e di Salute mentale di comunità presso l’università Unimore e presidente della Società italiana di epidemiologia psichiatrica. “Lo ritengo un importante segno di attenzione che il ministro Giulia Grillo ha voluto dedicare a quest’area”, dice a LaPresse alla fine della sessione inaugurale di lavoro.
Professore, quali sono le sensazioni a caldo?
“Siamo vincolati alla riservatezza, ma c’è una sensazione di grande soddisfazione nel condividere questa esperienza comune con alcuni dei maggiori esperti nei loro ambiti e nel fare questa operazione al servizio del Paese e della sanità pubblica”.
Dopo le modalità di avvicendamento al Consiglio superiore di sanità, e le polemiche che ne sono susseguite, i riflettori saranno tutti puntati su di voi. Quali obiettivi vi siete posti e qual è lo spirito con cui affrontate questo impegno?
“Ci sono tutti gli elementi per immaginare che si possa svolgere un buon lavoro, sia in termini di composizione che in termini di riconoscimento di alcune specificità che prima erano assenti. Questo è anche lo stimolo per dare risposte alle attese su tematiche urgenti della sanità pubblica, che in questo periodo sono all’ordine del giorno”.
Dal ministro avete avuto indicazioni particolari?
“Assolutamente no. La prima riunione era dedicata agli adempimenti procedurali. Il giorno dell’emozione e della conoscenza reciproca, diciamo”.
Più di una volta Giulia Grillo ha detto che la politica deve rimanere fuori da organismi che si occupano di temi molto delicati, come appunto la sanità pubblica.
“È un messaggio preciso che tutti abbiamo raccolto. E che trova rispondenza anche nella composizione del Consiglio, con un livello tecnico e scientifico elevato”.
Cosa ne pensa del ‘budget di salute’, una misura che nelle intenzioni del legislatore potrebbe ridurre i costi dell’assistenza sanitaria, senza far calare gli standard qualitativi?
“Credo che come strumento per realizzare davvero l’integrazione socio-sanitaria, ha necessità di un quadro normativo di riferimento. Le applicazioni che ci sono state in alcune regioni di riferimento, dal Friuli alla Campania, all’Emilia Romagna, hanno dato tutte sperimentazioni straordinarie. Credo che i tempi siano maturi per raccogliere queste indicazioni in un quadro normativo omogeneo e armonico, che risolva gli interrogativi e le questioni applicative che ancora ne impediscono un pieno utilizzo”.
Anche la maggioranza crede molto in questa norma. Infatti, tra i maggiori ‘sponsor’ c’è il presidente della commissione Igiene e sanità del Senato, Pierpaolo Silieri.
“Credo che potrebbe coniugarsi benissimo con una misura come il reddito di cittadinanza, in particolare per le persone che hanno condizioni di disabilità fisica o psichica tale da richiedere interventi socio-sanitari integrati. Una sua applicazione più estesa al settore della salute mentale, poi, sarebbe certamente un elemento di grande innovazione, ma anche di grande efficienza. Nel senso che la produzione di valore, partendo dal medesimo investimento, sarebbe molto maggiore”.