“C’è un posto nel mondo dove non si può amare liberamente, né vivere liberamente, dove i ragazzi muoiono in nome di un ideale chiamato ‘Donna, vita, libertà’, quel Paese è l’Iran“. Così Amadeus durante la seconda serata di Sanremo presenta sul palco dell’Ariston Pegah Moshir Pour, attivista italo-iraniana che spiega: “Non avrei potuto parlare così su un palco nel mio Paese. Per questo insieme agli altri ragazzi del mio Paese ho deciso che non posso più restare in silenzio. La parola paradiso deriva dall’antico nome persiano ‘giardino protetto’. Ma come si può chiamare un posto dove il regime uccide perfino i bambini? Da quando Mahsa Amini è stata uccisa dalla polizia morale, il popolo iraniano sta difendendo con la vita la propria libertà. Io vi ringrazio perché ricordate al mondo che la musica è un diritto umano. E vorrei usare la melodia e le parole di una canzone che è diventata l’inno della rivoluzione, ‘Baraye’, di Shervin Hajipur, che è stato arrestato per questo. La canzone si chiama, in italiano ‘Per’”. Poi entra sul palco dell’Ariston di Sanremo Drusilla Foer che duetta con Pegah Moshir Pour, sulle note di questo inno della rivoluzione, che parla di tutti i diritti negati in Iran e che si conclude ripetendo più volte ‘Per la libertà’.
“Per poter ballare per strada in Iran si rischiano fino a 10 anni di prigione se si balla per strada o si ascolta musica occidentale. Per paura di baciarsi, in Iran è proibito baciarsi e stare mano nella mano con la persona che ami”, le strofe iniziali pronunciate da Drusilla Foer e Pegah Moshir Pour.