Carlo Nordio si è espresso per la prima volta da quando il governo Meloni ha messo sul tavolo politico lo scudo penale per le forze dell’ordine. Per il ministro della Giustizia la legge si farà ma non sarà inserita nel ddl Sicurezza.
Nordio: “Non si è mai parlato di scudo penale inteso come impunità”
“Non si è mai parlato di scudo penale inteso come impunità” e la norma “sarà messa in un provvedimento a parte, sicuramente non adesso nel ddl Sicurezza” in esame al Senato. Si tratterà di un decreto? “la forma la troveremo” ma “per toccare il codice di procedura penale bisogna essere molto prudenti”, ha detto il Guardasigilli uscendo dall’Aula della Camera.
“Le maggiori tutele che riguardano tutti i cittadini derivano da una distonia tra l’istituzione dell’informazione di garanzia e del registro degli indagati, che dovrebbe servire a garantire la difesa di chi è sottoposto a un’indagine e che invece si sono trasformati in un marchio di infamia, in una condanna anticipata e talvolta addirittura in una preclusione alla assunzione di cariche pubbliche”, ha sottolineato Nordio.
“A fronte di questo fallimento dell’istituzione dell’informazione di garanzia e del registro degli indagati, noi stiamo studiando una riforma procedurale che, lungi dal dare impunità a chi commetta un reato, coniughi il diritto a una presenza di garanzie per chi un domani potrebbe essere indagato senza essere in quel momento sottoposto alla negatività mediatica e giuridica dell’iscrizione in un registro e della cosiddetta informazione di garanzia, la quale non è obbligatoriamente connessa all’iscrizione nel registro. Ci sono problemi tecnici del processo penale che si sono rivelati pieni di criticità ed è su questo che stiamo studiando, a vari livelli, la possibilità di intervenire in modo coerente”.
Bozza ‘scudo’ in 48 ore, ipotesi terzo registro per agenti
Tra le ipotesi in fase di esame da parte del governo e del ministero della Giustizia per tutelare gli agenti delle forze dell’ordine che si ritrovano indagati dopo aver svolto un servizio, a quanto apprende LaPresse, c’è anche l’istituzione di un terzo registro. Quest’ultimo dunque eviterebbe l’iscrizione automatica nel registro degli indagati di poliziotti e carabinieri che usano l’arma di ordinanza in situazioni critiche. La norma – che fonti del ministero della Giustizia confermano non essere uno “scudo penale” – vedrà una prima ipotesi di bozza tra 48 ore.
