“Ho messo nel conto tutto: tranne la rassegnazione. L’idea cioè che questa Sicilia debba rimanere sempre e solo luogo smarrito, colonia svenduta, terra di risulta. E che non meriti nemmeno una disobbedienza, un gesto di coerenza, l’azzardo di una sfida. Non ho cercato io questa candidatura. Non mi sono proposto. Me l’hanno chiesto sulla soglia di un bivio. Accettare di essere gli inutili ascari nella coalizione con Alfano; oppure andare da soli, provando a cercare un voto largo, vasto, libero e d’opinione: tutto, tranne che di testimonianza.
Avrei potuto rifiutare, per molte buone ragioni di convenienza personale e politica. Per evitare gli sfottò, i risentimenti, le analisi del sangue, le preoccupazioni. E invece non mi tiro indietro”. Così Claudio Fava ufficializza con un post su Facebook la sua candidatura a governatore della Sicilia.
“Perché dalla politica ho avuto molto e di fronte a quest’ultima chiamata voglio mettere da parte ogni convenienza. Perché considero questa campagna elettorale un mio dovere e al tempo stesso la sento come il mio commiato: e un commiato che fosse solo una fuga sarebbe triste. Infine perché non intendo rassegnarmi alle squisite ragioni di chi dice che la Sicilia è ormai irredimibile, che il voto d’opinione non esiste più per cui bisogna turarsi il naso, piegarsi al compromesso oppure andarsene per sempre”, prosegue il figlio del giornalista assassinato dalla mafia. “Da quando ho cominciato a fare politica a fianco di Leoluca Orlando (è lui che ai tempi della Rete m’insegnò il primato della coerenza, qualunque fosse il prezzo da pagare) ho sempre saputo che questa è una terra appassionata e ingrata – sottolinea – Da dissodare e da seminare giorno per giorno senza farsi troppe illusioni sul raccolto: basterà una giornata di tempesta a portarsi via tutto. E di giornate di tempesta ne abbiamo incontrate molte. Verrebbe voglia di dire basta, vero? Arare, seminare: per chi? Per cosa? Leggo perfino un florilegio di post dove anche la vita e la morte di Giuseppe Fava diventano gioco di parole oscene, il ricamo di miserabili calunnie perché tutto è lecito quando c’è da sputare sul candidato”.
Pertanto si chiede Fava: “Che si fa, allora? Tutti con Alfano? Facciamo i puri e gli incazzati e ce ne restiamo felicemente al balcone di casa? Aspettiamo che qualcuno faccia un passo avanti e subito gli spariamo sui piedi? Oppure pensiamo solo a ciò che ci conviene? A i costi e ai profitti? A non scontentare nessuno? Ecco come stanno le cose: a me non conviene candidarmi ma lo faccio lo stesso. Non per fare la guardia alla bandiera ma per andare a cercare anime libere oltre l’ombra di ogni bandiera. E lo farò assieme a Ottavio Navarra, un antico amico e compagno di cento battaglie. Don Milani diceva: a che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca? E Giuseppe Fava scriveva: a che serve essere vivi se non si ha il coraggio di lottare? Belle domande. Ci servono solo per intarsiare lapidi e per scrivere fiction. Sarebbe utile se, ogni tanto, accanto alla celebrazione di martiri ed eroi ragionassimo – in silenzio – sulle parole che ci hanno lasciato”.
Soddisfatto della decisione Pippo Civati, deputato e segretario di Possibile. “L’intesa in Sicilia è un primo importante passo verso una sinistra unita, alternativa, con una proposta politica forte anche sul piano nazionale. L’annuncio di Ottavio Navarra e Claudio Fava è il risultato di un impegno che vuole mettere insieme idee, invece di cercare incomprensibili alchimie di coalizione. Possibile ha sollecitato questa soluzione fin dall’inizio, auspicando l’unità quando la sinistra era divisa in tre e resistendo alle sirene di chi dice di voler ricostruire il centrosinistra che non c’è più, partendo da Alfano e dal trasformismo. È davvero apprezzabile, quindi, il senso di responsabilità mostrato da Navarra, che ha messo da parte qualsiasi ambizione personale per arrivare a un percorso unitario”.