Serif Seferovic, il ventenne fermato per il rogo di Centocelle (Roma) nel quale morirono le tre sorelle Halilovic, è stato scarcerato perché non ci sono a suo carico gravi indizi di colpevolezza. Lo sostiene la gip Alessandra Danieli di Torino che ne convalida il fermo pur decidendo per la scarcerazione. Il giovane, pregiudicato per reati contro il patrimonio, secondo gli inquirenti è gravemente indiziato di aver appiccato l’incendio e per questo risponde di omicidio plurimo.
Il giovane tra l’altro è stato condannato lo scorso febbraio a due anni di carcere, con pena sospesa, per lo scippo ai danni delle studentessa cinese Yao Zhang, morta il 5 dicembre scorso dopo esser stata travolta da un treno mentre inseguiva lui e un altro ladro. Gli inquirenti hanno escluso un collegamento tra le due vicende.
Il fermo è stato eseguito giovedì scorso a Torino, dopo le indagini della sezione omicidi della squadra mobile capitolina in collaborazione con la mobile del capoluogo piemontese. Il ventenne risponde di omicidio volontario nei confronti di Elisabeth, Francesca e Angelica Halilovic.
Il 10 maggio all’interno del parcheggio del centro Commerciale Primavera di Piazza Mario Ugo Guatteri, periferia est di Roma, si è sviluppato l’incendio del camper in sosta con all’interno le tre ragazze, i loro genitori e altri otto fratelli. Nel rogo morirono le tre giovani che non fecero in tempo ad uscire dal veicolo.
Grazie ai video delle telecamere di sorveglianza e alle testimonianze raccolte dai genitori delle vittime, scampati al rogo con i loro altri otto figli, la squadra mobile ha potuto ricostruire quanto accaduto.
Gli Halilovic avevano subito pesanti minacce e proprio per questo da qualche tempo non risiedevano più nel campo nomadi di via Salviati. Da subito è emerso che quanto accaduto era da ricondursi a problematiche esistenti tra gli Halilovic e uno dei Seferovic, maturate all’interno del campo nomadi.
L’omicidio del 10 maggio è stato preceduto da violente liti e danneggiamenti, sintomatici del clima esistente fra i due nuclei familiari.
Inoltre pochi giorni prima della tragedia, la famiglia Seferovic aveva abbandonato il campo nomadi di via Salviati, in seguito alla degenerazione dei rapporti con gli Halilovic.
Nel giro di poco le indagini si sono concentrate sul ventenne il quale, tra l’altro, era in possesso di un furgone con le stesse caratteristiche di quello presente sulla scena del delitto e utilizzato dagli autori del rogo.