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Torna a Firenze il ‘Vaso di fiori’: il quadro fu trafugato dai nazisti nel 1944

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

 Ci sono voluti 75 anni e un lavoro di squadra tra Italia e Germania per riportare a casa, a Firenze, nella Galleria di Palazzo Pitti, il dipinto il ‘Vaso di fiori’, l’opera dell’artista olandese del Settecento, Jan van Huysum, trafugata nel 1944 durante la ritirata delle forze di occupazione tedesche. E la restituzione del dipinto è stata celebrata venerdì 19 luglio a Palazzo Pitti alla presenza del ministro per i Beni culturali Alberto Bonisoli, del titolare degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, del suo omologo tedesco Heiko Maas, che ha riportato il quadro in Italia, del comandante generale dell’Arma dei carabinieri Giovanni Nistri e del direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt. “E’ un grande giorno per le Gallerie degli Uffizi, per Firenze, per l’Italia e per l’umanità intera”, ha commentato Schmidt, esprimendo l’augurio che altre opere trafugate vengano restituite in futuro.

Era stato proprio il direttore degli Uffizi, esponendo la fotografia del dipinto al posto lasciato vuoto dall’originale, a riportare l’attenzione su questo capolavoro del celebre pittore di nature morte rubato dai nazisti. L’opera, un olio su tela di 47 x 35 centimetri, apparteneva alle collezioni di Palazzo Pitti fin dal 1824, quando venne acquistata dal granduca Leopoldo II per la Galleria Palatina appena fondata. Per oltre un secolo restò esposto nella sala dei Putti, insieme ad altre nature morte olandesi realizzate dai massimi artisti del ‘600 e ‘700, tra i quali Rachel Ruysch e Willem van Aelst.

Nel 1940, quando all’inizio della guerra la reggia fu evacuata, il quadro venne portato nella villa medicea di Poggio a Caiano (Firenze). Nel 1943 fu spostato nella villa Bossi Pucci, sempre a Firenze, fino a quando militari dell’esercito tedesco in ritirata nel 1944 lo prelevarono insieme ad altre opere per trasferirlo a Castel Giovio, in provincia di Bolzano. La cassa in cui si trovava il ‘Vaso di fiori’ venne aperta: l’opera trafugata finì in Germania, dove se ne persero le tracce. Ricomparve solo nel 1991: da allora, vari intermediari hanno tentato più volte di mettersi in contatto con le autorità in Italia chiedendone un riscatto. Richiesta  inutile, perché l’opera è già di proprietà dello Stato Italiano, e pertanto non è alienabile né acquistabile, ma che però ha portato la procura di Firenze ad aprire un’indagine che è ancora in corso. “Un lieto fine di un viaggio lungo, involontariamente lungo”, lo ha definito il ministro degli Esteri tedesco,

Heiko Maas, sottolineando come le autorità della Repubblica federale della Germania e italiane si siano adoperate per restituire l’opera” e ricordando la collaborazione delle autorità di Roma e Berlino per raggiungere l’obiettivo di riportare il quadro a Firenze. Anche il ministro Bonisoli ha posto l’accento sul lavoro di squadra tra Germania e Italia, grazie al quale “oggi celebriamo una bella giornata che chiude una storia iniziata 75 anni fa”. Per Moavero Milanesi il lieto fine è merito di un “europeismo reale, dei fatti, del concreto”.

L’opera resterà esposta nell’ambito di una speciale mostra, all’interno di una grande teca, nella sala della musica della Galleria Palatina per circa quattro mesi. Dopodiché tornerà nella sua originaria collocazione, nella sala dei Putti, sempre all’interno della Galleria Palatina. La riproduzione fotografica del dipinto, con la scritta ‘rubato’ appesa al suo posto il primo gennaio di quest’anno, quando Schmidt lanciò il suo appello alla Germania per la restituzione del quadro trafugato dai nazisti, è stata consegnata al ministro Maas, che la porterà a Berlino con un volo di Stato. Come aveva promesso il 1 gennaio lo stesso direttore degli Uffizi, in cambio della restituzione dell’originale all’Italia, la Germania avrà a disposizione la copia ‘speciale’ dell’opera, a suo modo anch’essa unica.

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