Torino, 16 apr. (LaPresse) – “Alcuni punti di cura per la tubercolosi in Ucraina non funzionano in aree pericolose/colpite. Posso confermare che parte delle catene di approvvigionamento medico sono state interrotte, ma il National TB Program sta lavorando con Ong nazionali e internazionali per trovare una soluzione su come raggiungere le aree colpite. La situazione più difficile è nelle aree non controllate”. Così a LaPresse Tetiana Astakhova, Advocacy Manager Medici Senza Frontiere in Ucraina. “Alcune persone – spiega Astakhova – sono state costrette a lasciare le loro case. Se i pazienti sono sfollati interni, devono raggiungere il punto di cura della tubercolosi più vicino disponibile per poter continuare il trattamento medico. Molti pazienti affetti da tubercolosi possono trovarsi in difficoltà perché non tutti sono in grado o disposti a evacuare, possono avere una situazione finanziaria difficile, disabilità, ci sono interruzioni del trasporto pubblico in alcune aree, il paziente può essere senza Internet e avere mancanza di informazioni. I farmaci vengono somministrati in anticipo per un mese nelle circostanze attuali. La situazione con la disponibilità di farmaci è diversa nelle regioni e cambia periodicamente. Quindi, potenzialmente il paziente può recarsi presso la struttura medica nell’area più sicura dell’Ucraina e ricevere questi farmaci in un punto medico specializzato sulla tubercolosi prima di partire per l’estero, ma non sappiamo la frequenza. Tra i rifugiati si stimano oltre 2.500 casi di tubercolosi, di cui 830 MDR-TB (tubercolosi multiresistente ai farmaci). Tuttavia, i dati ufficiali attuali confermano solo 100 pazienti con TB. Esistono accordi per la prosecuzione del trattamento della tubercolosi con alcuni paesi vicini (Moldavia, Estonia, Lettonia), ma non tutti i paesi con rifugiati ucraini hanno ancora questi servizi disponibili”.
Ucraina: Msf, 2500 casi di tubercolosi tra rifugiati, problemi in accesso cure
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