Dopo che il precedente ultimatum è stato ignorato, la Russia ne ha emesso uno nuovo per la resa dei soldati ucraini ancora asserragliati nell’acciaieria Azovstal di Mariupol. “Le forze armate russe, sulla base di principi puramente umanitari, propone di nuovo ai combattenti dei battaglioni nazionalisti e ai mercenari di cessare le loro operazioni militari dalle 14 ora di Mosca (le 13 ora italiana ndr.) del 20 aprile e di deporre le armi”, comunica il ministero della Difesa russo. Si pensa che negli impianti Azovstal si trovino combattenti del battaglione Azov e anche civili. Finora non è stata registrata nessuna risposta da parte delle truppe ucraine, che nel frattempo hanno ripetuto di non arrendersi.
Su Facebook Serhiy Volyna, il comandante della 36a brigata dei marines che difendono Mariupol ha scritto che le truppe ucraine asserragliate nell’acciaieria di Azovstal stanno vivendo “gli ultimi giorni, se non ore. Il nemico ci supera di 10 a uno”. Nel post Volyna tagga il presidente Usa Joe Biden, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il premier britannico Boris Johnson e anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Nell’appello in cerca di aiuto dice: “Ci appelliamo e imploriamo tutti i leader mondiali di aiutarci. Chiediamo di usare la procedura di estrazione e portarci nel territorio di un terzo Stato”. E aggiunge: “Stiamo solo difendendo una cosa – l’impianto Azovstal – dove oltre a personale militare ci sono anche civili diventati vittime di questa guerra”.
Ore 6:02 Il Canada manderà artiglieria pesante all’Ucraina. Lo ha annunciato il primo ministro canadese, Justin Trudeau, sottolineando di essere in contatto stretto con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e che il Canada è molto reattivo alle necessità dell’Ucraina. Gli ucraini “combattono come eroi”, ha detto Trudeau, aggiungendo che ulteriori dettagli sull’invio di armi verranno forniti nei prossimi giorni. Il governo del Canada ha colpito inoltre 14 ulteriori russi con sanzioni per i loro stretti contatti con il presidente russo Vladimir Putin, comprese due figlie adulte del leader del Cremlino.