È braccio di ferro nella maggioranza alla vigilia delle audizioni dei sei vicepresidenti. Martedì è il momento clou anche se il giorno del giudizio sarà solo mercoledì. Sulla graticola delle commissioni del Parlamento europeo verranno messi i commissari scelti per il ruolo di vicepresidenti esecutivi della nuova Commissione europea. Alle 9 è atteso sul banco della commissione Sviluppo regionale il candidato italiano Raffaele Fitto, assieme all’Alta rappresentante per la politica estera, la liberale estone Kaja Kallas. Nel primo pomeriggio è la volta della socialista romena Roxana Minzatu, con delega alle persone, competenze e preparazione, e del francese liberale Stéphane Séjourné, alla prosperità e la strategia industriale, e la sera sarà la volta della socialista spagnola Teresa Ribera, vicepresidente esecutivo per la transizione pulita, giusta e competitiva, e la popolare finlandese Henna Virkkunen, col portafoglio per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia. Nel gioco dei veti incrociati, la valutazione sarà probabilmente rimandata al giorno dopo, assieme a quella del commissario designato alla Salute e al Benessere degli animali Oliver Varhelyi. Dopo l’audizione di mercoledì, l’esponente ungherese non aveva convinto gli europarlamentari, che avevano sottoposto delle domande aggiuntive. I coordinatori dovevano esprimere il loro giudizio oggi ma hanno deciso di rinviare a mercoledì, col rischio che, se non si sarà ancora trovata la maggioranza dei due terzi, si ricorra al voto dei componenti della commissione competente a maggioranza semplice.
Lasciando appeso il giudizio, i gruppi possono mantenere l’effetto leva sul resto del processo di audizioni. Ma il macigno sul percorso parlamentare è rappresentato dal ruolo che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha voluto affidare all’esponente di Fratelli d’Italia. I socialisti vorrebbero votare contro non la persona ma il ruolo di vicepresidente affidato a un esponente di Ecr e non accettano che sia collegato al voto per la socialista Teresa Ribera. Il punto è che, mentre i popolari possono in teoria approvare Fitto senza il voto dei socialisti, questi ultimi hanno bisogno dei popolari per far passare la loro vicepresidente.
“Il voto a Teresa Ribera non può essere collegato con quello di Raffaele Fitto. Ribera E’ inaccettabile che ora stiano mettendo sullo stesso piano Fitto e Ribera – ha affermato la presidente del gruppo dei Socialisti e democratici Iratxe Garcìa Perez -. L’accordo con il Ppe fin dal primo momento della legislatura è stato tra le forze europeiste, tra popolari, socialisti e liberali. Se non viene rispettato ne dovrà rispondere il presidente del Ppe Manfred Weber”.
La delegazione del Pd al Parlamento europeo è orientata ad “ascoltare” il commissario designato Raffaele Fitto domani in audizione e poi decidere al riguardo “senza pregiudizi”. Nonostante i dubbi, i dem sembrerebbero orientati a votare per Fitto ma c’è poi una logica di coesione del gruppo, di cui sono la principale delegazione. Bisogna trovare una soluzione, senza spaccare il gruppo socialista, è il messaggio che filtra dalla riunione del Bureau. “Il punto è che von der Leyen ha aperto la Commissione a un gruppo che non faceva parte della maggioranza, e ora dobbiamo capire come affrontare questo tema politico che non riguarda l’Italia né Fitto”. E la soluzione va trovata nella logica del pacchetto.
È probabile che il giudizio dei sei vicepresidenti non arrivi martedì sera ma che si rimandi tutto a mercoledì. Mettendo sul tavolo le varie richieste e anche la valutazione dell’ungherese Varhelyi. Domani sera i gruppi S&D, Ppe e Renew si riuniranno per trovare una zona di atterraggio sul portafoglio: i popolari vorrebbero togliergli i fitofarmaci per assegnarli al commissario all’Agricoltura, Christophe Hansen, mentre i liberali puntano a indebolirlo provandolo di temi legati alla pandemia, ai diritti riproduttivi, delle donne e delle Ong. “Sembra che stiano esplodendo molte contraddizioni in mano a von der Leyen”, tra cui la decisione dei coordinatori di rinviare a mercoledì il giudizio sul commissario ungherese Oliver Varhelyi, riferisce una fonte S&D. Il rischio è che, se non ci sarà la maggioranza qualificata dei 2/3 mercoledì, la decisione su Varhelyi sarà presa giovedì con il voto dei componenti della commissione a maggioranza semplice.