Ultimo giorno della Leopolda, la prima dopo la scissione tra di dem, ma di fatto il mood non è cambiato poi molto. Quello che gli anni passati era il duello interno tra i renziani e la minoranza, nell’edizione che lancia Italia viva diventa il duello tra il nuovo partito di Matteo Renzi e il Pd.
L’occasione è il braccio di ferro in corso sulla manovra. È Maria Elena Boschi a suonare la carica. Gli osservatori accendono i riflettori sull’asse Renzi-Di Maio in chiave anti-Conte, nella piazza di San Giovanni il centrodestra unito mette sotto accusa il Governo e la capogruppo Iv alla Camera lancia la bordata: “Il Pd sta diventando il partito delle tasse, noi non lo siamo”, attacca. “Normali”, invece, i punti di contatto con Luigi Di Maio. Dalla sugar tax al forfait per le partite Iva, Iv “non vuole aumentare le tasse”. Di più. Chi lo fa, mette il carico Ettore Rosato, “dimostra una certa incapacità politica e amministrativa”. E se “normale” è l’asse anti balzelli con il M5S (che comunque dopo le elezioni non sarà più un alleato), “normale” per Boschi è considerare i democratici come “avversari”.
La prima Leopolda di Italia viva è, insomma, più di lotta che di governo. Le parole che arrivano da Firenze non piacciono ai Dem, specie a chi – ex renziano rimasto nel partito – si sente accusato senza motivo. “Per Rosato e Boschi il Pd è il partito delle tasse. Non sembrava così quando l’altra mattina alle 5 Bellanova e Bonetti hanno approvato in CdM la Legge di Bilancio. Se dovete distruggere per esistere, il viaggio sul Titanic è appena cominciato”, cinguetta a stretto giro un ex punta di diamante della falange renziana come Emanuele Fiano.
Renzi, però, è il primo a non gradire: niente polemiche, era stato – dall’inizio di questa nuova avventura – l’ordine di scuderia. Non a caso Francesco Bonifazi, suo braccio destro in genere silenziosissimo, passeggia quasi fischiettando nella ‘navata’ dove sono i giornalisti e si ferma a parlare con loro: “Per me dire che il Pd è il partito delle tasse è sbagliato, però è giusto dire che bisogna abbassare le tasse”, dice.
Per stemperare Zingaretti, bersaglio non dichiarato degli attacchi, non intende cadere nelle provocazioni ‘amiche’ e chiede ancora una volta “responsabilità”. Trascorre la giornata in Umbria al fianco del candidato governatore Giovanni Bianconi (e lo stesso fa, in un momento diverso, lasciando da parte il protocollo, Giuseppe Conte) e i tweet polemici li riserva alla piazza del centrodestra riunito a Roma e al suo ‘capitano’. “Salvini è il migliore a raccontare i problemi. Ma è il peggiore a risolverli. Abbiamo già dato. Dalla piazza dell’estrema destra a Roma ancora odio, rabbia e insulti per chiunque. Peccato. I risultati di questa cultura sono noti, oltre alle belle parole bugie, tanti inganni e tanti debiti. Gli italiani meritano di meglio”, dice.
Ci pensa Andrea Orlando a chiedere chiarezza: “I nostri alleati ci dicano se è cambiato l’avviso e non ci sono più le ragioni per tentare questa scommessa. Noi crediamo di sì, ma se qualche elemento di fidicia è venuto meno, forse è meglio che si dica”.