“Sono soddisfatto di aver raggiunto un obiettivo che mi ero posto: arrivare a conclusione ordinata della legislatura“. Queste le prime parole del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni alla conferenza di fine anno con i giornalisti. “Può sembrare una mia mania o cosa ovvia ma c’è di mezzo la Costituzione. Pensate a quanto sarebbe stato traumatico interrompere la legislatura”.
“Il mio governo – prosegue Gentiloni – ha fatto pochi annunci ma non ha preso poche decisioni. E’ stata una legislatura piuttosto fruttuosa. L’Italia si è rimessa in moto grazie alle famiglie e alle imprese”. In merito il presidente del Consiglio ci tiene a precisare che il suo esecutivo è “nato in modo molto difficile” ma “non abbiamo tirato a campare”. “Il famoso fanalino di coda dell’Europa non siamo più noi. Se lo cercate, cercatelo altrove. Restiamo indietro rispetto alla media dell’Eurozona, ma siamo migliorati: ci siamo messi in moto”.
“Ora l’Italia non si mette in pausa, ma si affida all’operato del Presidente della Repubblica che deciderà le prossime tappe e i tempi. Io vi assicuro che il Governo non tirerà i remi in barca ma, nei limiti fissati dalla Costituzione, il Governo governerà”.
Il premier si dice soddisfatto sul fronte dei diritti civili. “Sono orgoglioso di essere stato ministro di un governo che ha approvato le unioni civili e di essere stato presidente di un governo che ha approvato il biotestamento“.
Sul caso banche, Gentiloni non ha dubbi: “Altro che regalare soldi ai mariuoli: abbiamo messo soldi pubblici per salvare i risparmiatori delle banche e per evitare effetti di sistema”. “C’è chi dice che le banche restano un problema: cerchiamo di non crearcelo da soli il problema”.
Questa legislatura, continua il premier, ha dimostrato che “in Italia c’è una sinistra di governo a servizio del Paese e questo si è visto nel governo Letta, nel governo Renzi e nel governo che io ho presieduto”.
LO SCIOGLIMENTO DELLE CAMERE. Dopo la conferenza stampa, inizia l’iter che porterà allo scioglimento delle Camere. Nel primo pomeriggio Sergio Mattarella chiamerà al Colle i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, a cui chiederà un parere sulla decisione che si appresta a prendere. Parere obbligatorio, perché il passaggio è sancito dall’articolo 88 della nostra Costituzione, ma non vincolante per l’inquilino del Colle. Mattarella, ascoltati Grasso e Boldrini, provvederà quindi al decreto di scioglimento del Parlamento che dovrà essere controfirmato da Gentiloni stesso. A seguire sarà convocato il Consiglio dei ministri per stabilire la data delle elezioni, al momento la data più accreditata resta quella del 4 marzo.
È solo dopo questo passaggio che Gentiloni, accompagnato dal ministro dell’Interno Marco Minniti, salirà al Colle per firmare il decreto di indizione delle elezioni, con il quale poi verrà fissata anche la data della seduta inaugurale delle nuove Camere, che in base all’articolo 61 della Carta, dovrà svolgersi non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni. Secondo questo timing in pratica il 24 marzo 2018.