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Usa: si susseguono le stragi ma la politica rimane bloccata su fronti opposti

Foto AP-LaPresse - Tutti i diritti riservati

“Signore, basta”. E’ l’invocazione con la quale Jill Biden martedì ha reagito, prima ancora del marito, alla strage della Robb Elementary School di Uvalde, in Texas. Dopo il tweet della first lady, il presidente, appena rientrato dall’Asia, si è rivolto agli americani, invocando anch’egli l’Altissimo. “Per l’amor di Dio”, ha ripetuto più volte, puntando il dito contro l’industria delle armi e quanti, a Washington, “bloccano” leggi di “buon senso” che potrebbero, se non impedire, almeno ridurre la frequenza delle stragi che si succedono in America. E a Dio, dalla sponda politica opposta, ha fatto riferimento anche la deputata repubblicana e pasionaria trumpiana Marjorie Taylor Greene, convinta che “non servono più controlli sulle armi. Serve un ritorno a Dio”.

La sensazione dei principali osservatori e commentatori, all’indomani della carneficina costata la vita a 19 bambini e a due insegnanti, oltre che al killer 18enne Salvador Ramos, è che al di là dei richiami al trascendente e delle dichiarazioni di principio, il dibattito politico sulle armi sia completamente bloccato. La trincea repubblicana appare, come di consueto, insormontabile e i democratici, nonostante le proposte legislative spesso al ribasso, non sono in grado di fare progressi.

Il senatore democratico Chris Murphy, ricordando la strage della scuola elementare di Sandy Hook, nel Connecticut, il suo Stato, che dieci anni fa costò la vita a 20 bambini e ad altre sei persone, ha lanciato un disperato appello bipartisan ai suoi colleghi repubblicani. “Sono qui in quest’aula per implorarvi, letteralmente per inginocchiarmi e implorare i miei colleghi. Troviamo una via d’uscita”. Al momento, però, non sembra esserci alcuna possibilità che la legge approvata alla Camera dei rappresentanti per rafforzare i cosiddetti ‘background checks’, i controlli sugli acquirenti di armi, uno di quei provvedimenti di “buon senso” invocati dal presidente Biden, possa approdare al Senato e superare l’ostruzionismo repubblicano.

Anche il leader dei democratici al Senato, Chuck Schumer, reagendo alla strage, ha chiesto ai repubblicani di “lavorare insieme” per raggiungere un accordo bipartisan per una riforma della legislazione sulle armi, ma lo stesso Schumer ha dovuto ammettere che si tratta di una “prospettiva esile”, ricordando come tentativi analoghi in passato siano falliti miseramente. Il clima politico, anche all’indomani della strage di Uvalde, rimane invariato. Nel corso dell’audizione di conferma al Senato di Steven Dettelbach, il funzionario scelto da Biden per guidare l’Atf, l’agenzia federale che ha il controllo su armi ed esplosivi, il senatore repubblicano Mike Leeha ha accusato “la sinistra” di volere strumentalizzare la strage per imporre maggiori controlli.

Questo mentre esponenti di spicco del Partito repubblicano, come l’ex presidente Donald Trump, il senatore Ted Cruz e il deputato Dan Crenshaw compaiono ancora tra gli ospiti annunciati della convention che la National Riffle Association, la potente lobby del settore, terrà venerdì a Houston, in Texas. E in Texas potrebbe presto recarsi Biden, per visitare il luogo della strage e incontrare le famiglie dei bambini e degli insegnanti uccisi. Meno di dieci giorni fa il presidente era stato a Buffalo, teatro della strage razzista costata la vita a dieci persone.

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