Donald Trump riprende da dove aveva lasciato al termine del suo primo mandato. Giurando come 47esimo presidente americano, il tycoon ha promesso una nuova “età dell’oro dell’America“, rispetto al “declino” in cui a suo dire era precipitato il Paese nel corso del periodo in cui alla Casa Bianca sedeva Joe Biden. La ricetta è la stessa: dazi, espulsioni dei migranti e rifiuto di qualsiasi paletto di tipo climatico. Questa volta però le mire di Trump vanno oltre. L’uomo la cui vita è stata “salvata da Dio per rendere l’America di nuovo grande” punta allo Spazio e a Marte, dove ha detto di voler piantare “la nostra bandiera a stelle e strisce”, mentre il suo sostenitore numero uno Elon Musk sorrideva compiaciuto nella Rotonda del Campidoglio. La cerimonia si è tenuta al chiuso a causa del freddo artico che sta attanagliando Washington. A scaldare i sostenitori di Trump presenti a Capitol Hill ci hanno pensato le sue parole, a partire da quelle sui migranti, lo storico cavallo di battaglia di ‘The Donald’. A tal proposito Trump ha ufficializzato la dichiarazione di emergenza nazionale al confine meridionale con il Messico e la volontà di rimpatriare “milioni e milioni” di migranti illegali. Un ordine esecutivo porrà fine allo Ius Soli e l’amministrazione Trump ha chiuso l’app Cbp One, che consentiva ai migranti di entrare legalmente negli Stati Uniti. Il neo presidente ha anche confermato di volersi “riprendere” il Canale di Panama e che il Golfo del Messico sarà ribattezzato “Golfo d’America”. Se sul fronte migranti Trump è più che mai intenzionato a usare la scure, altrettanto si può dire in campo energetico, con gli Stati Uniti che, come già accaduto nel corso della sua prima amministrazione, usciranno dagli accordi di Parigi sul clima. Addio anche al ‘New Green Deal’. “Salveremo la nostra industria automobilistica – ha affermato -, potrete acquistare l’auto che preferite”, con buona pace dei sostenitori dei veicoli elettrici. Trump ha anche intenzione di dichiarare un’emergenza energetica nazionale e dare il via a libera alle trivellazioni. Nella ‘politica ufficiale’ dell’America disegnata da Trump nel suo discorso inoltre ci sarà spazio solo per due generi, “maschio e femmina”, e non per le “manipolazioni di genere”. “Forgeremo una società che è indifferente al colore e basata sul merito”, ha dichiarato ancora, strizzando l’occhio ai latinos e agli afroamericani.
Ad ascoltare il discorso di Donald Trump i principali esponenti delle aziende della ‘Big Tech’, da Musk al fondatore di Amazon Jeff Bezos, passando per i Ceo di Meta Mark Zuckerberg e di Apple Tim Cook. Con loro molti esponenti di quella che viene definita ‘internazionale di destra’ come Éric Zemmour del partito nazionalista francese Reconquête, Tino Chrupalla in rappresentanza dei tedeschi di Afd e Nigel Farage, leader del partito populista Reform UK. Con loro il presidente argentino, Javier Milei, e Giorgia Meloni, unica rappresentante di un governo dell’Unione europea. “Penso sia molto importante per una nazione come l’Italia, che ha rapporti estremamente solidi con gli Stati Uniti, dare una testimonianza della volontà di continuare e semmai rafforzare quella relazione, in un tempo in cui le sfide sono globali e interconnesse”, ha detto la presidente del Consiglio spiegando il motivo della sua partecipazione all’insediamento, “l’Italia sarà sempre impegnata nel consolidare il dialogo tra Stati Uniti ed Europa”. E di lavoro da fare ce ne sarà, perché Trump ha confermato ancora una volta la volontà di imporre “tariffe e tasse” ai Paesi stranieri per “arricchire” i cittadini americani.
Ma è il mondo intero a guardare ai nuovi Stati Uniti di Donald Trump, a partire dalla Russia e dall’Ucraina. Vladimir Putin si è congratulato con il tycoon per l’assunzione dell’incarico e si è detto aperto al dialogo. “Vediamo le dichiarazioni del neoeletto presidente degli Stati Uniti sul desiderio di ripristinare contatti diretti con la Russia, interrotti senza nostra colpa dall’amministrazione uscente – ha affermato il leader del Cremlino – naturalmente, accogliamo con favore questo atteggiamento”. Le congratulazioni arrivano anche dal fronte: “Oggi è un giorno di cambiamento e anche un giorno di speranza per la risoluzione di molti problemi”, ha dichiarato Volodymyr Zelensky. In Donald Trump ripone molte speranze anche il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che ha auspicato una sinergia fra i due che possa portare alla “sconfitta dell’asse terroristico iraniano” e all’inagurazione di “una nuova era di pace e prosperità” per il Medioriente. Anche il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas, si è detto pronto a lavorare con Trump “per raggiungere la pace durante la vostra era, secondo la soluzione dei due stati”. Trump ha ribadito di voler essere “un pacificatore” che misurerà il suo successo anche “in base alle guerre che concluderemo e, forse cosa più importante, alle guerre in cui non saremo mai coinvolti”.
