L’Organizzazione mondiale della sanità si corregge sulla valutazione del rischio legato al coronavirus cinese: non è moderato, come era stato “sintetizzato erroneamente” nei report precedenti, ammette l’Oms, ma è “molto alto in Cina, alto a livello regionale e alto a livello globale”. La Cina ha confermato oltre 2740 casi di contagio e almeno 80 morti, mentre l’Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, parla di 2820 casi. Ma il bilancio è in aggiornamento continuo in tutto il mondo, con nuove segnalazioni dall’Asia al Canada e persone sottoposte a test per sintomi sospetti dall’Austria alla Costa d’Avorio, primo stato africano coinvolto. A Pechino si è registrato il primo morto, un 50enne che ha visitato l’8 gennaio Wuhan e ha sviluppato la febbre dopo essere tornato nella capitale.
E la diffusione del virus potrebbe non essere partita dal mercato del pesce di Wuhan, secondo la ricostruzione di un gruppo di scienziati cinesi pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet. Il primo caso è stato registrato il 1° dicembre e non ha evidenziato alcun collegamento con il mercato, e sarebbero ben 13 sui primi 41 casi ospedalizzati, sottolineano gli autori, a non mostrare nessuna connessione. “Sono un gran numero”, afferma Daniel Lucey, specialista in malattie infettive presso l’Università di Georgetown.
Secondo il professor Gabriel Leung, presidente della medicina di sanità pubblica presso l’Università di Hong Kong (HKU), il numero di persone infettate dal coronavirus a Wuhan potrebbe potenzialmente raddoppiare ogni sei giorni in assenza di un intervento importante da parte delle autorità di sanità pubblica. Stando al modello elaborato dal suo team, il numero di casi di coronavirus di Wuhan al 25 gennaio – compresi i pazienti che stanno nella fase di incubazione – potrebbe aggirarsi intorno ai 44mila. Inoltre, potrebbero svilupparsi altri epicentri dell’epidemia da coronavirus in 5 megacittà cinesi, oltre Wuhan, (Pechino, Shanghai, Guangzhou, Shenzhen e Chongqing) tra fine aprile e inizio maggio.
Pechino, intanto, ha esteso le festività per il Capodanno fino al 2 febbraio per limitare gli spostamenti ed evitare l’affollamento dei luoghi pubblici, così da contenere la diffusione del virus. La Mongolia ha disposto la chiusura delle frontiere, mentre Donald Trump ha proposto al paese del Dragone il supporto degli Stati Uniti. “Siamo in contatto molto stretto con la Cina”, ha annunciato il tycoon, “abbiamo offerto alla Cina e al presidente Xi tutto l’aiuto necessario”.