Le donne dell’Unione europea guadagnano il 16% in meno rispetto ai loro colleghi. In pratica, ricevono 84 centesimi per ogni euro percepito da un uomo in un’ora di lavoro. Nella fotografia scattata in occasione della festa delle donne da Eurostat, tra i membri dell’Unione, l’Italia rappresenta un’eccezione positiva, posizionandosi all’ultimo posto insieme alla Romania nella classifica delle differenze salariali.
Il Belpaese, però, deve confrontarsi anche con i dati Istat, secondo cui le donne italiane sono ancora svantaggiate rispetto alla qualità del lavoro. In Italia nel 2016 il gap tra gli stipendi di uomini e donne resta pari al 5%. La forbice si è ridotta tra il 2011 e il 2016, anche se di soli 0,4 punti percentuali in 5 anni. Le differenze maggiori si registrano in Estonia (25,3%), Repubblica Ceca (21,8%) e in Germania (21,5%).
Le divergenze non riguardano solo i salari, ma anche i tipi di lavoro e negli anni non ci sono state rivoluzioni: le donne continuano a essere la maggioranza nelle professioni sanitarie o di insegnamento e gli uomini nei mestieri più tecnico-scientifici. È donna l’89% dei lavoratori nel settore della cura della persona, l’80% degli addetti alle pulizie e l’80% degli impiegati, mentre è uomo il 97% dei costruttori e il 74% dei professionisti della scienza e dell’ingegneria.
Tornando all’Italia, le differenze riguardano anche altri aspetti. Istat segnala una più elevata quota di occupate a termine da almeno cinque anni (19,6% rispetto al 17,7% gli uomini) e un maggior numero di lavoratrici con un livello di istruzione più alto rispetto a quello richiesto per il tipo di lavoro svolto (25,7% contro il 22,4% gli uomini). Soprattutto, rispetto agli uomini, è quasi tripla la quota di occupate in part time involontario, pari al 19,1% contro il 6,5% maschile. La partecipazione delle donne italiane al mondo del lavoro è ancora molto legata ai doveri familiari: nel secondo trimestre 2017 il tasso di occupazione delle 25-49enni è dell’81,1% per le donne che vivono da sole, contro il 56,4% per le madri.
La parità è quindi ancora lontana, ma la corsa continua, soprattutto per le donne manager. Secondo un rapporto di Manageritalia le donne dirigenti sono il 16,6% nel settore privato, ma il 30,8% tra gli under 35 e il 28,2% tra gli under 40. Nel solo 2016, la percentuale di donne manager è salita del 4,4%, a fronte di un leggero calo di quella degli uomini. Milano guida la classifica italiana con 7.108 donne dirigenti.