La Procura di Siena “diede avvio ad una accurata attività investigativa che normalmente non si riserva ai casi di suicidio, ma che in questo frangente era giustificata, ed anzi necessitata, dal ruolo che la vittima aveva rivestito all’interno dell’istituto bancario travolto dallo scandalo Antonveneta e da quello sui derivati (ed infatti il mese precedente, pur non essendo indagato, Rossi aveva subito la perquisizione locale del domicilio e dell’ufficio)”. Lo scrive il gip di Siena Roberta Malavasi nell’ordinanza, depositata il 4 luglio scorso, con cui ha disposto l’archiviazione del caso della morte di David Rossi capo comunicazione di Banca Mps, che morì la sera del 6 marzo 2013 precipitando dalla finestra del suo ufficio di Rocca Salimbeni. Il fascicolo d’indagine relativo alla sua morte è stato archiviato per due volte come suicidio da due giudici diversi. E oggi la Procura di Siena ha deciso di pubblicare sulla proprio sito internet l’ordinanza del gip Malavasi per “fornire chiarimenti in merito alle asserite criticità ed anomalie dell’indagine relativa alla morte di David Rossi, per soddisfare le esigenze di una completa informazione”.
Secondo il gip, il turbamento di David Rossi era iniziato il 19 febbraio del 2013, quando il suo ufficio e la sua abitazione vennero perquisiti e lui era stato interrogato dagli inquirenti in qualità di persona informata dei fatti in ordine ai suoi rapporti con l’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari. “Era da allora – scrive Malavasi – che lo stato d’animo del Rossi aveva cominciato a dare segni di notevole turbamento e forte preoccupazione. Ed era da allora che aveva cominciato a temere per un suo maggiore coinvolgimento in tali inchieste giudiziarie in conseguenza di un erroneo accostamento, operato dagli inquirenti, della sua persona al vecchio management ed in particolare, data anche la loro amicizia, all’ex presidente Giuseppe Mussari e, contemporaneamente a manifestare crescente preoccupazione anche per il mantenimento del posto di lavoro in conseguenza della perdita di fiducia da parte del nuovo management pure essa messa dal Rossi in diretta correlazione che le temute implicazioni personali nelle indagini in corso”. Il gip ritiene che “la morte costituisce l’inveramento di un proposito che David Rossi manifestava già da alcuni giorni e del quale lui stesso ha inteso lasciare testimonianza scritta”.
Nell’ordinanza è riportato anche il testo delle tre lettere che Rossi intendeva indirizzare alla moglie per motivare il suo suicidio. Testi che il gip ritiene “autografi e redatti il giorno della morte, mentre nessun elemento avvalora credibilmente l’ipotesi che l’autore non li abbia scritti liberamente”, anche perché “l’autore delle lettere, inoltre, fa ripetutamente riferimento a una cavolata non meglio specificata, in conseguenza della quale era fuori di testa da settimane, ed anche questo è un importante indice di spontaneità, poiché richiama esattamente il senso di catastrofe imminente che in quei giorni lo angosciava”.
Di diverso avviso la moglie, Antonella Tognazzi, che dalle pagine del Corriere della Sera chiede che si torni a indagare. “Conoscevo David, la sua moralità, la sua voglia di vivere, il suo amore per la famiglia – ha dichiarato al quotidiano – E questo mi dà la forza di dire: andiamo avanti senza tralasciare alcuna pista, anche quella del più odioso pettegolezzo. Io ho la certezza che mio marito sia stato ucciso, che qualcuno l’ha gettato dalla finestra del suo ufficio. Spero si torni a indagare”. “Io chiedo solo la verità e non mi fermerò fino a quando non l’avrò trovata”, ha aggiunto.
Nel testo il gip rileva infine che “era da giorni che David Rossi minacciava il suicidio, sia in maniera espressa (si ricorda la mail inviata all’ad di Banca Mps Fabrizio Viola delle 10.13 del 4 marzo dal testo ‘stasera mi suicido sul serio, aiutatemi’), sia per fatti concludenti, con le ferite di assaggio ai polsi”, che si era inflitto il 5 marzo, “minacce che parvero serissime ai suoi interlocutori”.