“Ci chiamiamo Lega e ci chiameremo Lega. Fino a prova contraria, uno è colpevole alla fine del giudizio e vedremo come andrà a finire. Il sequestro preventivo è bizzarro“. Il segretario della Lega, Matteo Salvini, torna sul verdetto del Tribunale del Riesame di Genova, che ha accolto il ricorso di Procura genovese sul sequestro dei fondi al partito in relazione alla presunta truffa ai danni dello Stato, fino a 49 milioni di euro, per i rimborsi elettorali dal 2008 al 2010. È meglio la rateizzazione del prelievo graduale dei soldi dai conti del Carroccio? “Ma che rateizzazione? Non posso rateizzare quello che non ho“, risponde ai cronisti che lo incalzano a margine di un evento alla Fondazione Don Gino Rigoldi di Milano. Certo è che “entro la settimana presenteremo il ricorso” in Cassazione, è l’annuncio dell’avvocato Giovanni Ponti nel pomeriggio al suo arrivo nella sede di via Bellerio per una riunione.
“Le mie giornate sono talmente piene che parlare con un signore che i soldi li ha maneggiati, pare con estrema disinvoltura, lo fanno gli avvocati”, tira dritto Salvini dopo le parole dell’ex tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito, che lo ha invitato a fare un confronto tv. “Da quando Salvini è segretario – chiarisce il ministro dell’Interno e vicepremier – i bilanci della Lega sono certificati non da un uno ma da due istituti esterni. È chiaro che se uno è condannato a x anni, perché ha fatto qualcosa che non doveva fare cerca la qualunque”. E non solo. “C’è una vertenza legale. Posso solo assicurare – ribadisce Salvini – che, da quando sono segretario, conti e milioni all’estero non ce ne sono. Invito a risparmiare tempo. Se vanno in giro per il mondo a cercare soldi e conti della Lega, non li trovano perché non ci sono. Stiamo parlando di vicende del passato. La giustizia farà il suo corso, così bisogna dire”.
Solleticato dalle domande del direttore del tg di La7, Enrico Mentana, il segretario del partito di via Bellerio torna a dire: “Visto che i pm stanno spendendo soldi e impiegando uomini, dico non c’è una lira all’estero”. Poi un botta e risposta. “Belsito?”, dice il giornalista. “Attendibile come personaggio…”, controbatte Salvini. “Lo denuncerà?”, torna alla carica Mentana. “È già una vita grama così”, sorride il leader del Carroccio.
Insomma – è il mantra del ‘Capitano’ leghista – “siamo nati senza una lira, se c’è la fiducia degli italiani, possiamo andare avanti anche senza una lira. I soldi? Chiedete a chi li ha visti, stiamo parlando del 2008, 2009 e 2010. Siamo nel 2018. Avvocati e giudici, buon lavoro”. Salvini continua a dire ai suoi di “stare con i piedi per terra. Continuo a dire: i sondaggi ci danno al 33,5% ma non dimenticatevi che siamo partiti dal 3%”. Il suo proposito è di “non perdere mai l’umiltà, che secondo me è il peccato più grande” di Matteo Renzi. “A mio parere, il Pd ha perso consensi, perché aveva smesso di ascoltare, ma non solo il cassintegrato in Lorenteggio, che è la mia zona di Milano. Ma avevano smesso anche di ascoltare anche gli ad e i dirigenti delle grandi multinazionali che vedevano che il sistema scricchiolava”. E l’ascolto arriva anche da Facebook. Salvini, a questo proposito, svela nella chiacchierata con Mentana: “Io non volevo aprire il profilo ai tempi, mi convinse la mia ex compagna e gli amici. ‘Dai, fallo’ e io: ‘No’, poi l’ho fatto e ho ceduto a WhatsApp tre mesi fa, quando sono arrivato al Viminale”.