È iniziato il secondo tempo di Lazio-Torino. Il primo, come si sapeva da ormai due giorni, non si è giocato vista l’impossibilità dei granata di presentarsi allo stadio Olimpico per lo stop imposto dalla Asl fino alle 23.59 di martedì 2 marzo. E l’arbitro Piccinini, insieme ai biancocelesti rimasti in tuta per tutto il tempo dell’attesa, non ha potuto fare altro che dichiarare la gara ufficialmente non disputata. Il braccio di ferro ora si trasferisce nel campo della giustizia sportiva. Come anticipato già ieri dal presidente Urbano Cairo, il Toro ha comunicato oggi di aver depositato presso il giudice sportivo il preannuncio di ricorso “circa le cause di forza maggiore che hanno impedito la disputa della partita”, ovvero la comunicazione della Asl. Il primo passo di un iter che sulla carta sembra ricalcare fedelmente la vicenda Juventus-Napoli, conclusa con la revoca del ko a tavolino e il punto di penalizzazione per i partenopei e la ricalendarizzazione del match (17 marzo). Il precedente che faceva presagire il rinvio della sfida dell’Olimpico.
Invece, il Consiglio di Lega convocato in via d’urgenza ieri pomeriggio ha confermato il fischio d’inizio, decisione “che si commenta da sola”, aveva tuonato Cairo. L’ipotesi rinvio era del resto rafforzata dalle parole espresse in mattinata dal presidente Figc Gravina: “C’è un’oggettiva impossibilità di poter disputare la gara”. Il secondo tempo della gara fantasma si sposta dal campo alla giustizia sportiva, dunque. La palla a Gerardo Mastrandrea: l’attesa è per i provvedimenti che prenderà il giudice sulla vicenda, che verrà esaminata venerdì. Il legale del Torino, Eduardo Chiacchio, è fiducioso: “Ci auguriamo che non applichi la sanzione della sconfitta a tavolino, ma consenta di giocare”. I giocatori granata “non potevano muoversi dalla città di Torino. È chiaro che sarebbero stati perseguibili sotto ogni punto di vista”, ha spiegato ai microfoni di Radio Punto Nuovo. “Ieri sera si sarebbe potuta dare un’immagine diversa del calcio italiano e per queste situazioni antipatiche che purtroppo si ripetono in continuazione”. In riferimento al ricorso, Chiacchio ha poi spiegato che “per ogni ricorso è necessario che la società faccia arrivare un preannuncio. Oggi abbiamo inviato anche una Pec alla Lazio per informarla. Si tratta di un atto formale, ma indispensabile perché possa essere inviata la procedura di ricorso. Senza il preannuncio il ricorso sarebbe dichiarato inammissibile”.
Il legale si è soffermato, poi, sul precente caso di Toro-Sassuolo precisando che il club granata “non ha mai richiesto che fosse rinviata. Si è trattata di una decisione autonoma, stabilita dal presidente della Lega. Sappiamo che per il protocollo era necessario avere 10 giocatori contagiati, il Torino ne aveva 8 e il presidente ha deciso così. La situazione non è cambiata per la gara con la Lazio”. Per questo, “siamo rimasti attoniti quando abbiamo visto che la trasferta non ha avuto il rinvio. Il presidente della Lega – ha insistito il legale granata – ha i poteri per rinviare la partita”. Visto il preannuncio di reclamo, il giudice potrebbe procedere subito al rinvio della gara. Se invece opterà per ko a tavolino e -1 per il Toro, il club di Cairo avrà tre giorni per presentare il ricorso. Occhio poi alle tempistiche: la vicenda Juve-Napoli ha visto la parola fine, con la sentenza del Collegio di Garanzia del Coni, dopo due mesi e mezzo. Se l’iter di Lazio-Toro seguirà gli stessi passi, il forte rischio è di trascinarsi fino a fine maggio. Intanto, dopo dieci giorni, la squadra di Nicola è tornata ad allenarsi in gruppo al Filadelfia per iniziare a preparare la sfida in casa del Crotone. Un delicatissimo spareggio salvezza che il tecnico dovrà affrontare in emergenza: al momento restano otto i giocatori positivi al Covid.