La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per il governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana e altre 4 persone indagate per il ‘caso camici’. Al centro della vicenda c’è una fornitura dal valore di 500mila euro di 75 mila camici – poi trasformatasi in donazione – prodotti dalla Dama, la società di Andrea Dini, cognato del governatore. La fornitura aveva un valore di circa 500mila euro.
Fontana deve rispondere di frode in pubbliche forniture. “La casistica si arricchisce di una nuova vicenda atipica, cioè una donazione e diventa reato”, è stato il commento del difensore di Fontana, l’avvocato Jacopo Pensa.
Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e i pm Carlo Scalas e Paolo Filippini hanno firmato la richiesta di rinvio a giudizio anche per il cognato di Fontana, Andrea Dini, titolare della Dama, per Filippo Bongiovanni ex dg di Aria, Carmen Schweigl dirigente della stessa società e Pier Attilio Superti, vicesegretario generale del Pirellone.
Al centro dell’inchiesta c’è una fornitura da oltre 75mila camici e Dpi, che la Dama avrebbe dovuto produrre e consegnare a Regione Lombardia in piena pandemia. Una fornitura del valore di circa 500mila euro, poi trasformata in donazione quando la vicenda è diventata di dominio pubblico. Alla fine, alla Regione Lombardia sono sttai consegnati solo 50mila camici. Lo stesso Fontana con un bonifico destinato al cognato, per gli inquirenti, avrebbe cercato di ‘compensarlo’ per al perdita subita.
L’operazione, eseguita nel maggio 2020 tramite una fiduciaria e movimentando fondi di un conto svizzero del governatore, ha attivato l’attenzione della Banca d’Italia. E ha fatto scattare una segnalazione della Guardia di Finanza alla Procura di Milano dando il là alle indag