“La visita di Biden è un evento storico perchè a un anno dall’aggressione il paese più vicino a noi nella persona del capo dello Stato, nonostante i pericoli si reca in Ucraina proprio per assicurarci che non siamo soli. Continua ad assicurare l’aiuto e il sostegno del mondo libero. Per noi è un momento importante ed è un messaggio anche ai russi, perché capiscano che loro hanno fallito, non possono vincere questa guerra. È un segno importante. Io credo che a volere più pace siamo proprio noi, mia madre da mesi vive senza gas, luce ed elettricità, i miei cugini sono al fronte. Ma siamo anche realisti perchè parlare di pace nel termine di limitare gli aiuti militari all’Ucraina vuol dire aiutare l’aggressore perchè se limiti gli aiuti all’aggredito indirettamente aiuti l’aggressore. Chi chiede questo non è pacifista ma putinista. Io penso che la condizione primaria che pone Zelensky è condivisibile da tutto il nostro popolo: che si torni allo status quo del 23 febbraio e cioè che le truppe russe se ne vadano dai territori occupati. Come vediamo anche le città russofone oggi combattono, quindi la gente non vuole la Russia a casa sua”. Così Oles Horodetskyy, presidente dell’associazione cristiana degli ucraini in Italia, a Roma in occasione della presentazione della fiaccolata “Una luce per l’Ucraina”, promossa da Radicali Italiani e dall’Associazione Cristiana degli Ucraini in Italia, che si terrà a Roma il 24 febbraio a un anno dall’aggressione russa.
Ucraina, Horodetskyy: “Non c’è pace finché prosegue occupazione”
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