Che segnale deve arrivare a Berlusconi dalla Lega? “Io me ne infischio delle simpatie d’Oltralpe di Berlusconi verso Macron. Io al presidente di Forza Italia chiedo che ci dia un segnale tangibile della sua lealtà e ci dimostri se è il nostro alleato naturale mettendoci a disposizione i suoi uomini e la sua forza mediatica per il referendum autonomista di ottobre in Lombardia e Veneto”. A parlare a La Presse è Gianni Fava, assessore regionale lombardo nella amministrazione Maroni e sfidante del segretario federale uscente Matteo Salvini alle primarie della Lega, in programma domenica prossima.
Cosa intende quando chiede a Berlusconi di dimostrare di essere ‘l’alleato naturale’ del Carroccio?
Io mi alleo con chi mi riconosce la mia libertà: sono nella Lega Nord perché voglio l’autonomia del mio territorio, se Berlusconi intende riconoscerci questa libertà possiamo allearci.
Il prossimo weekend verranno presentate le liste in vista delle amministrative. Lei ha chiesto a Salvini di sciogliere tutte le alleanze e che il Carroccio corra da solo in tutte le città del Nord e del Sud. Una provocazione?
No, affatto. Sono accusato dal segretario uscente Salvini di essere filo Berlusconi, di nostalgie berlusconiane, ma io non sono mai stato ad Arcore, ne’ ho rapporti con il leader di Forza Italia. A Salvini faccio notare che non si può essere berlusconiani a fasi alterne. O Berlusconi è un nostro nemico o è un nostro interlocutore. Interlocutore non amico, sottolineo. Salvini, all’indomani delle presidenziali francesi, ha detto che la Lega non può stare mai più con Fi di Berlusconi che festeggia per la vittoria di Macron in Francia contro la Le Pen. Visto che nel fine settimana dobbiamo fare le liste da presentare in tutte le città per le amministrative di giugno, allora dico a Salvini ‘rompiamo queste alleanze nella città e andiamo da soli’. A Genova, solo per fare un esempio, mi risulta che nella alleanza elettorale ci siano gli alfaniani.
Quale è la sua battaglia nella Lega in cui lei contende la segreteria a Salvini?
Io sono uno che si è dimesso dal parlamento per venire nel territorio a lavorare in Regione Lombardia, con più responsabilità di prima e guadagnando meno. Per me è una scelta di cuore e di cervello. Come si fa a sostenere un modello centralista come quello della Le Pen che vuole cancellare le autonomie?
Come vede la sua corsa alle primarie leghiste del 14 maggio? In salita?
Ora sento calore e interesse. La salita era prima. E io sono riuscito a raccogliere le oltre mille firme necessarie in condizioni non semplici. Io il congresso della Lega del 21 maggio l’ho già vinto.
Cosa vuol dire che ha già vinto il congresso della Lega?
La mia candidatura garantisce credibilità al movimento.
Che orizzonte ha la legislatura regionale in Lombardia?
Ci sono le condizioni politiche per andare sino a scadenza naturale a febbraio, ma c’è anche una possibilità, che è oggetto di valutazione da parte del presidente della Regione Maroni, di un election Day, di andare al voto prima a ottobre, con il referendum regionale per l’autonomia, che è un passaggio politico fondamentale e importante per la democrazia.
Che alleati ha nella Lega in questa sua sfida con Salvini alle primarie?
Io non ho alleati, anche se ho avuto l’endorsement di Umberto Bossi. E non ne ho avuti altri. Nei prossimi giorni definirò il listino dei soggetti che mi sostengono. C’è in gioco la prosecuzione di un disegno che punta alla autonomia dei territori. Io mi sto impegnando nelle primarie proprio perché non sia accantonata definitivamente la questione settentrionale.