La Corte d’Appello di Milano ha confermato la condanna a 23 anni di carcere inflitta in primo grado a Alexander Boettcher, imputato per una serie di aggressioni con l’acido contro gli ex di Martina Levato, con cui ha avuto una relazione e dalla quale ormai ha preso le distanze. Il 32enne è stato condannato per lesioni gravissime e associazione a delinquere.
I giudici hanno anche deciso anche di trasmettere in Procura il verbale della deposizione dell’ex studentessa bocconiana, che dovrà valutare se aprire una nuova inchiesta a carico del broker per concorso nel tentativo della ragazza di evirare Antonio Margarito. Capelli lunghi, camicia azzurra e pantaloni sportivi, Alex, ha assistito impassibile alla lettura del verdetto.
La Corte non ha dato spazio alla “ricostruzione alternativa” proposta dalla difesa dell’aggressione a Stefano Savi, che per i giudici di primo grado è stato sfigurato perché troppo somigliante al fotografo Giuliano Carparelli, vero obiettivo della “banda dell’acido”. Rigettata anche la richiesta dei difensori del broker, Corrado Limentani e Ermanno Gorpia, di riaprire il processo e sentire una nuova testimone che avrebbe potuto far luce proprio sull’aggressione a Savi o di rinviare il processo a settembre, dopo la pronuncia della Cassazione sull’aggressione a Pietro Barbini (l’udienza è fissata per il 26), in modo da dare modo al broker di valutare se patteggiare.
L’unica “parziale riforma” operata rispetto al verdetto di primo grado riguarda i risarcimenti a favore delle vittime. Alla luce dei “diversi milioni di euro” già versati da Boettcher a tutte le parti civili dei processi dell’acido, i giudici hanno escluso che debba ancora versare “le statuizioni” decise in primo grado.
Boettcher sperava in una “pena più bassa”, ma ha accettato la sentenza “con dignità”, ha detto l’avvocato Corrado Limentani, che proprio nelle battute finali del processo d’appello ha assunto la difesa del broker con il collega Ermanno Gorpia. Il 32enne “era preparato a questa eventualità – ha aggiunto il legale – ma ha accettato la sentenza perché sa che deve espiare una pena”. Quello dei giudici della terza Corte d’Appello di Milano è stato “uno sbaglio”, hanno sottolineato ancora i difensori, perché “il Tribunale ha condannato il broker senza tutti gli elementi necessari per decidere. Senza le carte che volevamo produrre – ha precisato l’avvocato Gorpia – è molto difficile arrivare a un accertamento compiuto della verità. I giudici non hanno voluto acquisirle e adesso – ha concluso – aspettiamo cosa dirà la Cassazione”.