L’obiettivo dell’operazione Alitalia è “far mettere meno soldi possibili al Governo” e “preservare 15-16mila posti di lavoro”. Queste le parole del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda in merito al preaccordo firmato questa notte da Alitalia e sindacati. Se l’operazione dovesse fallire e Alitalia dovesse finire in amministrazione straordinaria, ha spiegato a Radio24, “butterebbe sullo Stato tutti i costi di gestione o liquidazione, che ammontano a più di un miliardo di euro“.
Il compromesso prevede 980 esuberi del personale a tempo intedeterminato (inizialmente l’azienda puntava ad un numero maggiore, 1.338) e una diminuzione media della retribuzione del personale di volo dell’8% (a fronte di una richiesta originaria del 30%). Su quest’ultima riduzione, l’azienda si è impegnata – a fronte di un biennio continuativo di margine operativo lordo (Ebitda) positivo, e non prima del 2022 – “a discutere con le organizzazioni sindacali sull’eventuale recupero della riduzione”. Il ricorso alla Cassa integrazione straordinaria (Cigs) avverrebbe entro maggio, per due anni, accompagnato da programmi di riqualificazione e formazione del personale e misure di incentivazione all’esodo.