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Ancora tensione a Firenze per l’omicidio Diene. Il Comune parte civile

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Sulla morte del venditore ambulante senegalese Idy Diene, ucciso a colpi di pistola lunedì scorso sul ponte Vespucci a Firenze dal sessantacinquenne Roberto Pirrone, le uniche certezze sono che il gesto omicida resta per adesso senza un perché e che continua a covare la rabbia dei connazionali della vittima. Già lunedì questa rabbia, associata alla paura per un delitto che lasciava pensare a una matrice razzista, era sfociata in un corteo spontaneo di senegalesi con danneggiamenti nel centro cittadino. Ieri, poi, la tensione è salita ulteriormente durante un sit-in sul ponte dove è avvenuto l’omicidio, e a farne le spese è stato il sindaco di Firenze Dario Nardella, spintonato e insultato da alcuni appartenenti ai centri sociali che si erano uniti alla protesta.

Nella comunità senegalese, ha rimarcato Nardella ad ‘Agorà’ su Rai3, “si sono infiltrate frange estreme, pericolose, a cominciare da centri sociali, estremisti di forze politiche di sinistra ma che hanno poco a che fare con la sinistra democratica, che hanno letteralmente strumentalizzato questo fatto grave”. Tra la comunità senegalese e l’amministrazione di Palazzo Vecchio c’era sempre stato un dialogo costruttivo. Ancor più evidente dopo quanto accadde il 13 dicembre del 2011, quando l’estremista di destra Gianluca Casseri uccise a colpi di pistola, in piazza Dalmazia, Samb Modou e Diop Mor. Quella volta, però, il movente era assurdo quanto chiaro. Pirrone, invece, che non ha legami con nessun gruppo di destra né risulta che abbia mai esternato idee xenofobe, ha dichiarato al magistrato che lo ha interrogato di essere uscito di casa con l’intenzione di suicidarsi e, non avendo trovato il coraggio di farlo, di aver preso la decisione di uccidere un uomo a caso solo per finire in prigione, sfuggendo ai problemi economici che tormentavano lui e la sua famiglia. E solo casualmente, sempre secondo la versione dell’omicida, la prima vittima “disponibile” è stato un venditore ambulante africano, molto conosciuto e ben voluto nel quartiere.

Una ricostruzione che, per quanto insolita, gli inquirenti giudicano attendibile, anche alla luce di un biglietto che Pirrone lunedì mattina ha lasciato in casa prima di uscire e uccidere Diene. Lì il sessantacinquenne avrebbe annunciato ai familiari la sua intenzione di farla finita, lasciando anche disposizioni testamentarie. La dinamica dell’omicidio, però, non fuga tutti i dubbi. Secondo quanto ricostruito in base alle testimonianze di chi era presente sul ponte Vespucci e in base ad alcune riprese delle telecamere di videosorveglianza della zona, Pirrone avrebbe sparato i primi due colpi mancando l’obiettivo, poi ne avrebbe esplosi altri due centrando Diane all’altezza del torace, infine avrebbe dato il colpo di grazia al senegalese sparandogli in testa. Il tutto con estrema calma prima di allontanarsi con passo tranquillo.

Gli amici di Idy Diane continuano a non credere al movente casuale. O, perlomeno, pensano che ad armare la mano dell’assassino abbia contribuito inconsciamente un clima generalizzato di intolleranza e razzismo. Per stemperare polemiche e incomprensioni, rilanciando il dialogo con i rappresentanti della comunità senegalese, Nardella ha annunciato che il Comune di Firenze si costituirà parte civile nel processo contro Roberto Pirrone e che l’amministrazione sta pensando di organizzare una cerimonia funebre in ricordo di Diene in città, anche se il funerale si svolgerà in Senegal, “con una preghiera interreligiosa proprio per lanciare un messaggio forte di solidarietà, perché tutti i cittadini della mia comunità meritano rispetto”

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