E’ una delle municipalizzate più grandi d’Italia ma anche la più indebitata. Oggi il Consiglio di Amministrazione di Atac ha dato il via libera all’ipotesi del concordato preventivo. Per cercare di salvare l’azienda dei trasporti di Roma, strozzata da un debito di 1,38 miliardi di euro, si è deciso che “la procedura di concordato preventivo in continuità sia la migliore soluzione alla crisi della Società, deliberando l’immediata comunicazione all’Azionista e convocazione dell’Assemblea dei soci per le decisioni di competenza”. L’azienda ha chiuso il suo bilancio con un passivo di 79 milioni (quello del 2016 non è stato ancora licenziato), 141 milioni di euro aveva perso nel 2014 mentre il totale dei debiti con i fornitori dovrebbe ammontare a circa 325 milioni. Il Cda ha anche deciso di affidare l’incarico di advisor finanziario e Industriale alla società Ernst Young. “Oggi abbiamo compiuto il primo passo concreto per il risanamento e rilancio della società”, ha dichiarato il presidente e ad di Atac, Paolo Simioni.
RAGGI: ATAC RIMANGA PUBBLICA “Atac deve rimanere pubblica. Atac deve rimanere di noi tutti. Finalmente, inizia una nuova vita per Atac. Si avvia un percorso di rinnovamento totale dell’azienda di trasporti di Roma con un obiettivo chiaro: migliorare le linee, rinnovare la flotta degli autobus, la metropolitana; ridurre i tempi d’attesa; dare ai cittadini i servizi che meritano; tutelare i dipendenti onesti”. E’ quanto scrive in un post su Facebook la sindaca di Roma Virginia Raggi. “Insomma, parte la rivoluzione che trasforma la più grande società pubblica di trasporti d’Europa in una azienda efficiente – aggiunge – Iniziamo un percorso che si chiama ‘concordato preventivo’ e che stiamo studiando dallo scorso anno: chiediamo ai creditori dell’azienda di realizzare insieme un piano di risanamento e rilancio”. Poi una rassicurazione: “Mettiamo in opera uno strumento per trasformare radicalmente l’azienda e che mira a tutelare i livelli occupazionali. I lavoratori onesti non hanno nulla da temere. Non credete alla propaganda di chi vuole far fallire questa azienda”.