Gli Stati Uniti non escludono una risposta militare all’attacco chimico di martedì in Siria, di cui Washington attribuisce la responsabilità al governo siriano di Bashar Assad. Lo riferisce un alto funzionario dell’amministrazione Trump. Rispondendo alla domanda se l’opzione militare sia fuori dal tavolo, la fonte ha risposto: “No”.
Secondo una fonte ben informata, citata dalla Cnn, Trump non ha ancora deciso se andare avanti con questa ipotesi, ma che sta discutendo delle possibili azioni con il capo del Pentagono, James Mattis.
Gli Usa, inoltre, intendono votare oggi in Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite la risoluzione di condanna del presunto attacco chimico, testo contro il quale si è espressa la Russia, che in quanto membro permanente potrebbe porre il suo veto. “Confidiamo in un voto oggi”, ha detto un portavoce della missione Usa presso l’Onu, che ha lavorato insieme a Francia e Regno Unito alla preparazione della bozza di risoluzione. I tre Paesi hanno fatto circolare la prima bozza agli altri Stati membri martedì sera, ma ieri la Russia ha chiarito che considera il testo “inaccettabile”. Secondo una fonte diplomatica occidentale, la votazione potrebbe tenersi stasera tardi.
Dopo la tesa riunione d’emergenza del Consiglio Onu di ieri, i 15 Paesi membri hanno continuato a negoziare un possibile compromesso. L’intenzione delle potenze occidentali è di raggiungere un accordo che permetta di adottare la risoluzione, ma si sono mostrate disposte a procedere a una votazione anche se alla fine l’accordo non dovesse essere possibile. Il testo ha una “responsabilità davanti alla storia”, ha detto l’ambasciatore della Francia presso l’Onu, François Delattre.
Intanto, il presidente della Russia, Vladimir Putin, chiede che si realizzi un’indagine internazionale “esauriente e imparziale” sull’attacco chimico compiuto martedì in Siria nella provincia di Idlib. È quanto riferisce il Cremlino, riportando il contenuto di una conversazione telefonica di Putin con il premier israeliano Benjamin Netanyahu.