Sconcerto. Questo il sentimento che circolava ieri sera al Quirinale dopo l’approvazione da parte del Parlamento di una mozione di sfiducia nei confronti dell’attuale gestione di Bankitalia.
Mattarella si guarda bene, per il suo ruolo di garante della Costituzione, di criticare una libera determinazione del Parlamento, ed è per questo che lo sconcerto riguardava e riguarda una iniziativa, quella del Pd renziano, che ha irritato non poco il Colle. Scatenare una guerra politica intorno ad una istituzione indipendente come Bankitalia finisce per violare lo spirito stesso della Costituzione. Né poteva bastare, ad attenuare lo sconcerto, l’intervento del premier Gentiloni che ha chiesto ai firmatari della mozione di attenuare le critiche al governatore Visco modificando alcune frasi ritenute, da palazzo Chigi, ingiustificate e quasi offensive.
Che anche nel Pd ci sia stata maretta è dimostrato, oltre che dalle dichiarazioni di molti esponenti del centrosinistra, anche da alcuni significativi episodi. Per esempio il ‘no’ alla richiesta di firmare, pronunciato dal presidente della Commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia. E anche il pacato Paolo Gentiloni nella telefonata con Renzi ha usato torni e parole dure per un’iniziativa quanto meno inopportuna. Chi ha potuto parlare con il premier ha potuto misurare tutta l’amarezza di Gentiloni per non essere stato nemmeno avvertito in anticipo della presentazione della mozione.
La stessa amarezza che ha provato Anna Finocchiaro, ministra per i rapporti con il Parlamento. Vero sarebbe invece che l’unica a conoscere le intenzioni di Renzi fosse Maria Elena Boschi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e in teoria la più stretta collaboratrice del premier. Quanto al Quirinale, Mattarella si è limitato alla nota diffusa in serata e ad un breve colloqui telefonico con Gentiloni. Con Renzi invece nessun contatto e nessuna richiesta di spiegazioni.
Quanto al ministro Padoan, che ieri sera dopo il voto alla Camera tutti davano come nuovo candidato di Renzi a palazzo Koch, la sua riposta l’ha data oggi quando ha stretto la mano davanti ai fotografi al governatore Visco prima dell’intervento in ricordo dell’economista Federico Caffè. Un segnale chiaro dopo la sfuriata di ieri sera e testimoniata dalla telefonata con Gentiloni. E ora? E ora c’è solo da attendere il Consiglio dei ministri che la prossima settimana designerà il nuovo inquilino di via Nazionale che poi sarà nominato ufficialmente dal capo dello Stato.
Difficile a questo punto che Mattarella e Gentiloni vogliano darla vinta a Renzi. E’ vero che qualche perplessità sulla riconferma di Visco era venuta fuori nelle ultime settimane, ma non tale da pregiudicare un cambio a palazzo Koch nonostante fossero emersi anche candidati di prestigio come Bini Smaghi. Il fatto poi che Visco abbia confermato di voler essere ascoltato dalla commissione parlamentare sulla crisi delle banche, può solo rafforzare la posizione del Governatore che fa sapere che sulla crisi che ha investito alcuni istituti di credito italiani ha sempre agito informando il Governo.
Nello specifico quello guidato proprio da Renzi. Che l’ex premier abbia voluto con la mossa di ieri togliere ai Cinquestelle un tema caldo nella prossima campagna elettorale è tutto da dimostrare. Resta che per Visco la strada della riconferma sembra in discesa dopo un episodio che l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano proprio ieri ha definito “deplorevole”.