La scomparsa di Tullio De Mauro “lascia un grande vuoto che non è facilmente colmabile. La sua è una grande eredità culturale”. Non nasconde la tristezza per l’addio del docente e collega di lungo corso Gian Luigi Beccaria, linguista ed ex professore dell’Università di Torino: “Ultimamente ci vedevamo spesso all’Accademia della Crusca, era un grande linguista, lo conosco da tantissimi anni. Ho letto tutte le sue opere, ci scambiavamo persino i nostri libri preferiti. La ‘Storia linguistica dell’Italia unita’ (l’opera più nota di De Mauro, ndr) è stata un libro fondamentale penso per molti, non solo per me. Mi addolora molto questa scomparsa, ma l’Italia stessa perde il linguista più noto nel nostro Paese”.
Professor Beccaria, ricorda la prima volta che incontrò De Mauro?
Me lo ricordo pensandoci bene, era oltre cinquant’anni fa, ad un famoso convegno a Milano organizzato dalla Olivetti. Rammento nitidamente questo giovane brillante, che intervenne a sorpresa con delle osservazioni fatte al grande linguista russo Roman Jakobson, non proprio uno qualunque. Si vedeva già che aveva una grande competenza, che poi ha dimostrato nella sua carriera.
E’ celebre la frase di De Mauro: “Solo il 29% degli italiani sa padroneggiare la nostra lingua”. Lei cosa ne pensa? E’ preoccupato di un possibile imbarbarimento dell’italiano?
Guardi, lui era molto attento ai problemi della lingua italiana, ha sempre mostrato grande passione al tema pubblicando dizionari e volumi (come ‘Guida all’uso delle parole’, ndr), era molto concentrato sul corretto uso della lingua e dava statistiche molto precise. Le dirò di più: per lui era essenziale il problema della competenza e voleva far migliorare l’uso corrente dell’italiano. Nonostante il dibattito che si è acceso negli ultimi non era affatto pessimista sul futuro della lingua italiana, puntava sui giovani. Anzi era ottimista e io condivido questo suo pensiero, il mondo va avanti e l’italiano in qualche modo si evolverà e si preserverà.
De Mauro è stato per un anno anche ministro dell’Istruzione. Nel 2017 vedrebbe bene una figura come lui nel governo?
Lui è stato per poco ministro, anzi molto poco, e forse non ha fatto quello che avrebbe voluto fare. Io conoscevo un po’ la Giannini, non conosco bene la Fedeli. Di sicuro sarebbe stato una figura importante, perché si era sempre occupato dei problemi della scuola, ho sempre pensato che fosse particolarmente adatto. Ma ora come ora credo che possano esserci dei giovani, non come me e lui, che possano funzionare benissimo. D’altronde per fare i ministri non occorre essere esperti di glottologia…