A Carlo Calenda non piace la nuova versione del Pd che la neo segretaria, Elly Schlein, sta cercando di costruire. Il leader di Azione, ospite di ‘Start’ su SkyTg24 definisce la distanza con la segretaria “siderale”. “La distanza di merito è siderale. Sul salario minimo non ho visto una proposta della Schlein, siamo ai titoli. È l’impronta di quello che vuole fare Schlein che non mi convince”, spiega Calenda secondo cui la leader dem “sta portando il suo partito in una posizione estrema a sinistra. Meloni è rimasta in una posizione estrema a destra, che andrà in uno scontro molto duro con l’Europa sul Pnrr”. “C’è un’area centrale di elettori a cui bisogna parlare, ed è un lavoro molto lungo”, sostiene ancora Calenda.
Stiamo pagando nei sondaggi divorzio Az-Iv
Per quanto riguarda il divorzio da Italia Viva, Calenda ammette “lo stiamo pagando nei sondaggi ma soprattutto personalmente. Ho dedicato alla costruzione di questa area liberal-democratica che doveva superare addirittura l’idea di federazione tutto me stesso, con il valido aiuto di un pezzo di Iv. Ho fatto questo notte e giorno dalle elezioni, ma io non sono in grado di obbligare la mia controparte a fare una cosa che non vuole”.
Il leader di Azione però non fa drammi. “Non è che tutti i progetti debbano andare bene, ci sta che uno a un certo punto cambi idea – aggiunge – Quello che secondo me in tutta questa vicenda ha fatto male è che invece di prendere una posizione chiara si è cominciato con una serie di attacchi che non hanno senso”.
Renzi non è un mostro, ho sbagliato a usare toni forti
E parlando di attacchi Calenda recita il ‘mea culpa‘, almeno parzialmente. “Non penso che Matteo Renzi sia un mostro, non l’ho mai pensato altrimenti non avrei fatto un’operazione con lui, penso però che ci sono stati 20 giorni di attacchi continui a cui io non ho risposto se non per questioni politiche. Alla fine è successo che la situazione è degenerata. Quello che voglio spiegare è che io non ho altro interesse se non di farla funzionare, c’era la mia faccia sopra, ci ho lavorato”.
“Ho risposto una volta” agli attacchi, aggiunge, “e l’ho fatto con un post sbagliato perché i toni erano troppi forti. Quello mi è uscito male, è stato l’unico attacco personale” a Matteo Renzi, “ma ne ho ricevuti valanghe”.
Pericolo è fascismo venga considerato dittatura morbida
Inevitabile poi un passaggio sul 25 aprile e sulle polemiche che, come ogni anno, accompagnano la festa della Liberazione. “In Italia assolutamente non esiste il pericolo di un ritorno” del fascismo, sostiene Calenda secondo cui “l’Italia tendenzialmente è paese in cui non si riesce a fare niente, un paese anarchico”. Secondo l’ex ministro dello Sviluppo Economico del governo Renzi esiste però “il pericolo che il fascismo venga considerato culturalmente, ma per ragioni di ignoranza, una dittatura morbida, dove in fondo l’unico errore di Mussolini è stato quello di allearsi con Hitler”. “Questo è il problema – sottolinea Calenda che aggiunge – c’è un problema culturale col fascismo che va combattuto a scuola, dando un senso alle istituzioni repubblicane, portando i ragazzi a capire cose è stato”.